PALERMO – Non fu voto di scambio politico-mafioso. Si poteva contestare il reato di corruzione elettorale, ma ormai prescritto.
La seconda sezione della Corte d’Appello di Palermo (presidente Dario Gallo, giudice relatore Marcella Ferrara), ha escluso nei confronti di Giuseppe Scrivano, sindaco di Alimena, la configurabilità del delitto di voto di scambio politico mafioso.
Scrivano è sotto processo dal maggio 2013. Gli veniva contestato di avere comprato i volti da alcuni personaggi legati alla mafia di Bagheria in occasione delle elezioni regionali del 2011. Fu il primo dei non eletti nella lista dell’ex presidente della Regione Nello Musumeci.
In particolare avrebbe versato duemila euro per l’affissione dei manifesti elettorali, l’affitto del comitato elettorale e l’organizzazione di un rinfresco.
I giudici di appello hanno revocato le statuizioni di condanna in favore dei comuni e delle associazioni costituite parte civile.
Scrivano, difeso dall’avvocato Vincenzo Lo Re, ha sempre respinto le accuse. Disse che non conosceva i legami mafiosi dei suoi interlocutori, fra cui il boss Carmelo Bartolone. Dopo la condanna di primo grado a 4 anni e 8 mesi fu sospeso per 18 mesi in virtù della legge Severino. Poi è tornato a fare il sindaco ed è di nuovo candidato per le elezioni di maggio.