MISTERBIANCO. Braccia incrociate questo pomeriggio per lavoratori del call center Almaviva Contact che hanno aderito allo sciopero nazionale indetto dalle Segreterie Nazionali Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil contro le paventate ipotesi di delocalizzazione e le gare al massimo ribasso e il conseguente rischio di esuberi. L’astensione dall’intero turno di lavoro ha coinvolto i lavoratori di molte altre aziende italiane, fra cui Accenture Palermo, 4U, Infocontact e ECare Milano. Alle ore 17 è partito a Roma anche un corteo di protesta; a seguire c’è in cantiere “La notte Bianca dei Call center” con l’allestimento di un palcoscenico sul quale si alterneranno artisti e politici.
Le centinaia di licenziamenti e dichiarazioni di esuberi strutturali in molte aziende del settore spaventano i dipendenti che da due anni ormai protestano per la salvaguardia occupazionale. “ Il lavoro al call center – ha spiegato una delle lavoratrici – ormai non è più un piccolo impiego part time, ma ci campano intere famiglie. Ci sentiamo delle pedine. Con lo sciopero del 4 giugno, sebbene ci sia stata molta partecipazione, ( molti di noi si sono recati fino a Roma per protestare ) non abbiamo ottenuto nulla. Nessuno ci ha ascoltato. Non ce l’abbiamo con la nostra azienda Almaviva che ci paga puntualmente e ci ha dato lavoro finora, ma con il governo”.
Lavoratori e sindacati si scagliano contro le istituzioni che non farebbero nulla per colmare le lacune relativamente alle normative in materia e per tutelare il livello occupazionale. “Il decreto – dice Stefano Zappalà, un altro dei dipendenti in sciopero – legislativo 83 del 2012 viene totalmente disatteso sia per il trasferimento dei dati personali e sia per il trasferimento delle attività lavorative. Vale a dire che le aziende sarebbero più incentivate a portare verso i paesi dell’est le loro attività, ove il costo del lavoro è inferiore. A discapito dunque – conclude – di società coma Almaviva”. A monte, ci sarebbe una errata trasposizione dell’articolo 2112 della Direttiva Europea 2001/23 sulla tutela dei lavoratori, secondo cui al momento del cambio di appalti o della successione, i grossi committenti potrebbero avvalersi della facoltà di cambiare fornitore e andare all’estero in paesi europei a basso costo del lavoro, senza l’obbligo di garantire l’occupazione per coloro i quali avevano erogato fino a quel momento il servizio.
E i sindacati già da tempo sono sul piede di guerra a tutela dei lavoratori dei call center. “La mancanza di regole – ha spiegato Antonio D’Amico, segretario generale Fistel-Cisl etnea – sui cambi d’appalto e le gare al massimo ribasso che premiano gli imprenditori spregiudicati e mettono fuori mercato quelli che provano a competere nel rispetto delle regole determina una situazione particolarmente preoccupante, visto che sono migliaia i lavoratori impegnati nei call center. Confidiamo – aggiunge – che questa mobilitazione costringa tutti i livelli delle istituzioni e le parti in causa a rendersi conto della gravità dei rischi che centinaia di lavoratori corrono e forniscano adeguate risposte alle gravi problematiche occupazionali e sociali”
“Stiamo manifestando – ha detto invece Agata Amato RSU, Fistel Cisl di Catania – per evidenziare il rischio che nuovamente ricade su noi lavoratori a causa della corsa alle delocalizzazioni da parte delle grosse committenti. Il nostro sindacato Fistel CISL da tempo denuncia la situazione drammatica che investe il settore dei call center, con scioperi e proteste varie. Chiediamo non più parole ma fatti – conclude Amato”.