PALERMO – “Il clima teso e confuso che si è creato attorno alla vertenza Almaviva, rischia di restituire una narrazione parziale, se non fuorviante, su chi davvero ha cercato soluzioni e chi invece ha scelto scorciatoie pericolose. Far passare per ‘occasione persa’ una proposta che costringeva le organizzazioni sindacali a firmare licenziamenti in anticipo. In cambio di un prolungamento della cassa integrazione per tre mesi e di progetti non vincolanti. Senza alcuna garanzia reale né per i numeri, né per i criteri di assunzione è strumentale e rischia di nascondere le reali responsabilità”.
A dichiararlo è il segretario generale della Slc Cgil Palermo Fabio Maggio, che ribadisce la posizione del sindacato sulla scelta di non firmare l’accordo sui licenziamenti. “Una proposta che avrebbe comportato l’abbandono di ogni vertenza successiva. Corroborando la scelta aziendale di licenziare tutti ed esonerando Almaviva da qualsiasi forma di responsabilità – aggiunge Fabio Maggio -.
“Attaccato chi difende i diritti”
Colpisce poi il modo in cui la politica regionale ha deciso di raccontare la vicenda. Attaccando chi difende i diritti. Come Slc Cgil Palermo, insieme alle altre organizzazioni sindacali presenti al tavolo nazionale, abbiamo scelto di non barattare la dignità di chi lavora con promesse aleatorie. E senza alcuna garanzia occupazionale reale – prosegue Maggio -. I progetti legati al 116-117 o alla digitalizzazione non sono stati formalizzati né in termini di assunzioni, né di criteri trasparenti per l’inserimento dei lavoratori Almaviva. In questo contesto, aderire alla proposta significava accettare licenziamenti al buio, sulla base di promesse ancora tutte da realizzare”.
“La rottura non è colpa del sindacato”
“La rottura non è colpa del sindacato. La rottura è il risultato di un modello fallimentare di gestione industriale. Che da anni si limita a spostare problemi da un tavolo all’altro, senza mai risolverli davvero. Se davvero si vuole salvare qualcosa – conclude Fabio Maggio -.
Serve un atto di responsabilità da parte delle istituzioni: convincere Almaviva a ritirare i licenziamenti, definire il bacino di recepimento dei lavoratori, di cui tanto si è discusso negli ultimi mesi, riaprire il tavolo ministeriale per lavorare a soluzioni concrete e inclusive. Non serve trovare un colpevole. Serve trovare il coraggio politico di fare ciò che finora non si è voluto fare”.

