30 Marzo 2023, 05:27
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PALERMO – Mancano poco più di ventiquattro ore dal vertice regionale e i nodi del centrodestra siciliano verranno al pettine. Sono giorni convulsi e ricchi di interlocuzioni quelli che precedono la vigilia dell’appuntamento dopo la girandola di incontri romani di ieri.
Un primo nodo è stato sciolto e riguarda il candidato alla corsa delle amministrative di Catania: il nome di Sergio Parisi sarà quello che Fratelli d’Italia porterà in dote agli alleati. Una decisione, avallata dal presidente del Senato Ignazio La Russa, che arriva dopo l’insistente pressing su Manlio Messina andato però a vuoto. Il deputato di FdI avrebbe preferito la carriera nazionale diventando addirittura il primo big sponsor di Parisi (ex assessore e pupillo di Salvo Pogliese) per consentire al partito una exit strategy.
Il nome che evita insanabili spaccature sarà sul piatto nelle prossime ore e sembrerebbe non dispiacere al presidente Renato Schifani che indossando i panni del mediatore, pur nella consapevolezza che alla fine saranno Meloni e Salvini (che ha finora incassato Terni e Brescia ma su Valeria Sudano a Catania tiene il punto) a dire l’ultima parola, starebbe lavorando dietro le quinte intavolando “interlocuzioni di alto livello” (spiffera qualcuno a taccuini chiusi) per evitare divisioni.
Il passo indietro su Musumeci, l’assenza al governo nelle prime dieci città italiane e le dimissioni anticipate di Pogliese recriminati dai meloniani convincerebbero maggiormente Schifani delle altrettanto legittime richieste dei leghisti (i due passi indietro in Sicilia e il fatto di non amministrare nessun capoluogo siculo).
Parisi sarebbe un buon punto di caduta che terrebbe ancorato anche il mondo autonomista facilitando un percorso unitario (ma siamo certi che i salviniani catanesi faranno un passo indietro?).
E c’è chi, ragionando a voce alta, ricorda, agli altri e a se stesso, che il ritorno delle elezioni di primo livello per le province aumenta le possibilità di compensazione tra alleati.
Nel frattempo a cannoneggiare sulla maggioranza ci pensano i cuffariani che nelle ore più intense delle interlocuzioni romane (scandita anche da appuntamenti istituzionali come l’incontro tra Renato Schifani, l’assessore Falcone e il ministro Giorgetti) affidano a una nota stampa un monito abbastanza eloquente.
“La Dc sarà come sempre responsabilmente presente al vertice di maggioranza del centrodestra che si terrà venerdì prossimo a Palermo Ancora una volta ci siederemo con gli alleati per cercare una soluzione condivisa a tutti, che non escluda alcuna forza politica”, spiega Carmelo Pace, capogruppo della Dc.
“Siamo stati e saremo sempre leali e trasparenti ma, qualora le ragioni dell’unità del centrodestra non dovessero essere tenuti in debita considerazione e prevalessero interessi di parte di coalizione, saremo pronti ad intraprendere altre strade”. Cuffaro (anche lui a Roma ieri impegnato nell’organizzazione del congresso del partito) non accetta diktat, pena la corsa fuori dal perimetro della coalizione.
Il riferimento, spiegano i bene informati, riguarda soprattutto le piazze di Siracusa, Acireale, Licata (dove Cuffaro ha un suo candidato ma la coalizione è spacchettata) e Catania. I nodi insomma non sono pochi e va aggiunto il casus belli di Trapani. L’assessore leghista Mimmo Turano è stato messo con le spalle al muro da un ultimatum del presidente della Regione perché sostiene con le sue truppe locali il candidato del PD. Insomma, la matassa del centrodestra è ancora abbastanza ingarbugliata.
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30 Marzo 2023, 05:27