PALERMO – Per il presidente Crocetta “non è una sconfitta”. Ma il Tar non la pensa allo stesso modo. Anzi. La sentenza con la quale i giudici amministrativi hanno dato torto al governo regionale, riuscendo nell’operazione che al governatore non è riuscita, cioè quella di bloccare i lavori del Muos di Niscemi, suona come una grottesca bacchettata. Uno “sbeffeggiamento amministrativo”. Scorrendo il corposo dispositivo, infatti, i magistrati sembrano dire al governo: sei riuscito nella straordinaria impresa di sbagliare sia quando detto “no” sia quando hai detto “sì”.
“Per noi non è una sconfitta” ha commentato a caldo il presidente, da Bruxelles. Peccato che la sentenza del Tar annulla proprio il provvedimenti del governo Crocetta. Quello che i giudici definiscono “la revoca della revoca”, quasi a stendere una leggera patina di sarcasmo alla schizofrenia politico-burocratica dell’esecutivo.
La sentenza ripercorre la vicenda assai complessa e ingarbugliata. Per farla breve, brevissima, gli Stati Uniti decidono di lavorare a un sistema di comunicazione satellitare chiamato Muos, che si basa su quattro satelliti e quattro stazioni terrestri da localizzare in Australia, nelle Hawaii, in Virginia (negli Stati Uniti) e, appunto, in Sicilia. Il primo sito individuato è quello di Sigonella, sede di una storica base statunitense. Poi si cambia e il sito scelto è quello della “Sughereta” di Niscemi. A dare l’ok all’installazione è il governo Lombardo, nel 2011. E gli americani iniziano i lavori.
A metà del 2012 siamo in piena campagna elettorale per le Regionali. Il futuro governatore Crocetta promette ai cittadini del Ragusano che, in caso di elezione, avrebbe fermato i lavori. Avrebbe tolto l’autorizzazione agli americani. Una promessa alla quale il governatore è stato richiamato fin dai primi mesi della legislatura, soprattutto dal gruppo parlamentare del Movimento cinque stelle. Un pressing che sfocia nel primo atto ufficiale sul Muos della giunta Crocetta. Nel gennaio del 2013 l’assessorato Territorio e ambiente e l’assessorato Salute chiedono all’Istituto superiore della Sanità, al Ministero della Salute e all’Enav un “autorevole parere” sui rischi per la salute dei cittadini in relazione all’installazione dell’antenna. Contemporanemante, avvisa gli americani: “Stiamo per sospendere le autorizzazioni”. Pochi giorni la giunta decideva la revoca della autorizzazione sulla base dell’assenza di “indagini preliminari” sui rischi legati al Muos. Primo errore. La revoca parte ufficialmente nel marzo del 2013. Ma in realtà, non è una revoca. E quel provvedimento non era in nessun modo giustificato. “Non ricorre nessuno dei presupposti – scrive il Tar – legittimanti l’adozione di un provvedimento di revoca. Nulla, infatti, è sopravvenuto tra la data di rilascio delle autorizzazioni e l’intervento in autotutela del marzo 2013, nessun fatto nuovo si è verificato o viene acquisito, nessuna nuova valutazione dell’originario corredo istruttorio e motivazionale è stata fatta dall’amministrazione regionale”. Il governo insomma si è appigliato all’assenza originaria di un parere sulla pericolosità dell’antenna. Un fatto che rende in realtà le autorizzazioni nulle fin dall’inizio. Il Tar prova quindi a spiegare al governo Crocetta che quello che la giunta ha definito una “revoca” altro non era che un “annullamento d’ufficio”. Eccolo, l’errore, che avrà conseguenze anche sugli atti successivi.
Già, perché il governo, come spesso accade, ci ripensa. “Siamo stati obbligati a dare le autorizzazioni – ha spiegato Crocetta – dopo il parere dell’Istituto superiore di sanità. Prima di questo non c’era un parere sanitario di un organismo valido. A differenza del precedente governo noi abbiamo subito la scelta del Muos”. Una spiegazione che, stando alla sentenza del Tar non sta ne’ in cielo ne’ in terra. Crocetta, infatti, pochi mesi dopo (siamo a luglio) decide la cosiddetta “revoca della revoca”. Secondo errore. “La motivazione su cui si fonda la cosiddetta ‘revoca delle revoche’ – scrivono con un pizzico di ironia i giudici amministrativi – è la seguente: la revoca del provvedimento di autorizzazione era prevalentemente motivata dall’assenza di uno studio rilasciato da un ente pubblico di rilevanza nazionale e che tale ente è stato individuato nell’Istituto superiore di Sanità”. Perché un errore? Semplice. Secondo il Tar, infatti, lo studio dell’Istituto “costituisce un documento non condiviso da tutti i professionisti che hanno composto il gruppo di lavoro e – fatto ancor più significativo – risulta non condiviso proprio dai componenti designati dalla Regione Siciliana, dottor Mario Palermo e professor Massimo Zucchetti”. La giunta si è quindi basata su un giudizio contraddittorio e messo in discussione proprio dagli studiosi che lo stesso governo aveva scelto per far parte di quel collegio di esperti. Anzi, il governo Crocetta, stranamente, “ignora” i giudizi di quegli studiosi: “Di tali “dissintonie” (così definite dai predetti esperti) nelle conclusioni raggiunte il provvedimento in esame – si legge nella sentenza – non dà contezza alcuna, limitandosi in maniera succinta a richiamare e recepire le conclusioni della relazione dell’Istituto superiore di Sanità”. Crocetta ha deciso di non considerare i giudizi che avrebbero portato allo stop del Muos e si è limitato ad avallare le valutazioni che avrebbero consentito di riavviare i lavori.
Ma a “stoppare” i lavori alla fine non sarà la volontà, ma al contrario il terzo errore del governo Crocetta. Un errore pacchiano. La cosiddetta “revoca delle revoche”, infatti, dimostra, secondo il Tar “contraddittorietà fra atti, erroneità dei presupposti e difetto di motivazione”. E l’errore è semplice: con la prima revoca il governo aveva annullato l’originaria autorizzazione a installare il Muos. Per consentire nuovamente i lavori, serviva, eventualmente, un nuovo procedimento. “Noi abbiamo subito la scelta del Muos” ha spiegato il presidente. E invece, il governo Crocetta, prima di ripensarci, era riuscito davvero a fermare i lavori del Muos. Ma non l’aveva capito.