I 128 prelievi sospetti di Lipani| Quell'azienda di Messina Denaro - Live Sicilia

I 128 prelievi sospetti di Lipani| Quell’azienda di Messina Denaro

Le accuse della Dda al commercialista palermitano e amministratore giudiziario

PALERMO – Novantatré prelievi in contanti e trentacinque bonifici. Da queste operazioni è scaturita la più consistente accusa di peculato contestata al commercialista Maurizio Lipani, da stamani agli arresti domiciliari.

Il professionista era stato nominato amministratore giudiziario della “Moceri olive società agricola” dalla sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Trapani

Nel 2011 finirono sotto sequestro una serie di aziende di insospettabili imprenditori che si sarebbero messi al servizio del clan che fa capo a Matteo Messina Denaro. L’inchiesta denominata “Campus Belli” fece emergere i contrasti fra i boss Leonardo Bonafede e Francesco Luppino. Quest’ultimo, forte dell’appoggio del latitante di Castelvetrano, aveva deciso di scalzare Bonafede dal vertice della famiglia di Campobello di Mazara. Nonostante i contrasti i due schieramenti andavano d’amore e d’accordo quando si trattava di fare affari. E tra gli affari c’erano anche quelli dell’olio portati avanti attraverso i Moceri.

La società agricola fu affidata a Lipani che ha mantenuto la gestione anche quando è stata confiscata nel 2017 ed è passata sotto il controllo dell’Agenzia nazionale per i beni confiscati.

Tra il novembre del 2013 e il giugno scorso, e siamo alle accuse oggi contestata dalla Dda di Palermo, Lipani avrebbe fatto una sfilza di prelievi in contanti per cifre comprese fra 350 e 10 mila euro, e di bonifici compresi fra 350 e 14 mila euro. Il tutto per un peculato che tocca quota 318 mila euro a cui si aggiungono i 37.300 euro che avrebbe sottratto alle imprese di Epifanio Agate e della moglie Rachele Francaviglia, oggi arrestati perché avrebbero interferito nella gestione aziendale.

La Dia ha scritto al Tribunale di Trapani. La risposta è stata che Lipani non aveva presentato alcuna rendicontazione dei movimenti bancari svolti e non era stato autorizzato ad autoliquidarsi acconti e compensi, nonostante la diffida del giudice delegato che vigilava sul suo operato.

Una parte dei soldi li avrebbe poi investiti in una società di consulenza contabile che Lipani ha avviato con un collega commercialista. In questi minuti agenti della Direzione investigativa antimafia stanno perquisendo gli studi di Lipani. Le indagini si estendono a tutte le sue amministrazioni giudiziarie.

 


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