PALERMO – Si appesantisce l’accusa per Calogero Falsone, fratello del capomafia di Agrigento, Giuseppe. Al tentato omicidio e alla tentata estorsione si è, infatti, aggiunta l’aggravante di avere agito con metodo mafioso. Il procuratore aggiunto Maurizio Scalia e il sostituto Geri Ferrara della Direzione distrettuale antimafia di Palermo hanno chiesto e ottenuto una nuova misura cautelare.
Il 4 giugno 2012 Calogero Falsone, 46 anni, era finito in manette. Gli veniva contestato di avere cercato di ammazzare un pastore rumeno a colpi di pistola e la tentata estorsione ai danni di due imprenditori. Solo che il giudice per l’udienza preliminare di Agrigento, davanti a cui era giunto il processo, si era dichiarato incompetente, rimettendo gli atti alla Procura antimafia di Palermo. Adesso i magistrati palermitani hanno contestato a Falsone di avere fattpo pesare lo spessore criminale del suo cognome.
In particolare, Falsone avrebbe avvicinato gli operai di uno stabilimento zootecnico, minacciandoli di morte con una pistola qualora avessero continuato a pascolare le pecore in alcuni terreni di Campobello di Licata. Terreni sui quali pretendeva un diritto di famiglia per lo sfruttamento esclusivo. Il tutto, tirando in ballo la figura del fratello capomafia che poco dopo sarebbe stato arrestato a Marsiglia.