PALERMO – Arriva la banda, arriva la banda. Quella larga, larghissima che renderà più moderna la Sicilia. La stessa Sicilia dove spesso non arriva nemmeno un alito di internèt, nemmeno una brezza di web. Ne sanno qualcosa a Cefalù, ad esempio. E c’è da mettersi le mani tra i capelli. In alcune zone della cittadina turistica, sembra manchi un palo. Sì, un palo, di quelli di legno, altro che fibre ultramoderne. Manca un palo per fare arrivare lì una decente connessione.
Ma intanto, arriva la banda. “Grazie all’impegno del Ministero dello Sviluppo economico – si legge negli spazi pubblicitari – della Regione Sicilia (che poi sarebbe la “Regione Siciliana”: bastava connettersi a Internet per dirla giusta, ndr), di Infratel e di Telecom Italia, la rete di nuova generazione in fibra ottica arriva anche in Sicilia”. Verrebbe da dire “persino” in Sicilia. “I lavori iniziati a settembre 2015 – si legge sempre nelle paginate pubblicitarie – copriranno 142 comuni entro gennaio 2017. Saranno raggiunti circa 2.300.000 di abitanti, realtà produttive e industriali, scuole, enti pubblici e sanitari, sedi delle Forze armata. Un investimento di 106 milioni di euro – prosegue lo spot – di cui 73 milioni di contributo e 33 milioni a carico di Telecom Italia”.
Chissà se la banda, però, arriverà fino a lì. Nelle zone, ad esempio, di Sciacca o di Capo d’Orlando, dove diversi cittadini segnalano l’impossibilità persino di aprire una mail in diversi punti del litorale. E lo stesso avviene ad esempio a Scopello, all’ombra della tonnara o nelle zone maggiormente battute dai turisti. Identici problemi un po’ più lontano dal mare, come nell’altro splendido borgo di Castelbuono.
Il motivo? Nelle zone ad alto impatto turistico è quasi impossibile piantare un palo, un ripetitore. Vincoli della Soprintendenza, veti dei sindaci. Proteste dei cittadini spaventati dalle eventuali (e tutte da dimostrare) emissioni dei ripetitori. In qualche caso, come le Madonie, entra in scena pure l’ente parco. E infine, a condire tutto, l’intervento della solita, lenta, complicata burocrazia regionale. Ma adesso arriva la banda. E somiglia un po’ al fantasmi del Ponte sullo Stretto. La grande opera, il mega-investimento che sormonterà le strade diroccate delle province, le vie ridotte a trazzera dall’assenza di soldi e di manutenzione. E che lega il passato al moderno, lasciando indietro un pezzo di Sicilia.