Ok dal Tar: la nave Sea Watch 4 lascia il porto di Palermo

Arriva l’ok del Tar: la nave Sea watch 4 lascia il porto di Palermo

Dopo 6 mesi di fermo i giudici amministrativi accolgono il ricorso della Ong dispongono la sospensione del provvedimento
MIGRANTI
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PALERMO – Dopo sei mesi di fermo amministrativo al porto di Palermo la Sea Watch 4, la nave della ong tedesca impegnata nel salvataggio dei migranti nel Mediterraneo, ha lasciato la banchina diretta al porto di Burriana in Spagna. Tra due settimane una delle due imbarcazioni impegnate in operazioni umanitarie tornerà nel Mediterraneo. Il rilascio è stato possibile grazie al ricorso presentato dagli avvocati della Ong al Tar di Palermo.

“I giudici amministrativi – spiegato la portavoce di Sea Watch Giorgia Linardi – hanno sospeso il provvedimento che bloccava la nave accogliendo la nostra richiesta. In attesa che la Corte di Giustizia Europea si pronunci sul caso, entrambe le nostre navi potranno svolgere la loro attività nel Mediterraneo Centrale”.

Alle navi era stato contestato di trasportare a bordo troppe persone. Fra il 26 e il 28 febbraio, nella sua prima missione dopo sette mesi di blocco forzato, Sea Watch 3 ha soccorso 363 persone e stabilizzato un’imbarcazione in pericolo con 90 naufraghi. Alla partenza della nave per la Spagna in banchina era presente anche il sindaco Leoluca Orlando, che ha sottolineato come Palermo si sia affermata “come città dell’accoglienza e dei diritti dall’ elaborazione della Carta di Palermo e grazie all’impegno profuso nei confronti dei tanti migranti che giungono al porto”.

“Il provvedimento che è intervenuto ha finalmente consentito la ripresa dell’attività che questa nave svolgeva e svolgerà ancora. Sea Watch 4 torna in mare per salvare vite a un anno da quando ho conferito al team, all’ong di questa nave la cittadinanza onoraria di Palermo – ha detto il sindaco Orlando -. Dovremmo continuare ad essere un punto di riferimento per una cultura dei diritti di tutti e di ciascuno e soprattutto per salvare vite umane in un genocidio del Mediterraneo che continua con troppa indifferenza. La mia presenza è una forma di conferma di una condivisione di visione, di impegno che viene anche espressa dalla bandiera di Palermo che sta su questa nave, come su altre navi . Ancorché di nazionalità diversa da quella italiana mi sembra significativo che loro abbiano scelto Palermo come punto di riferimento e che Palermo dia a loro la bandiera come punto di riferimento di valori che bisogna coltivare con determinazione senza se e senza ma”. Il sindaco ha poi osservato che “ci vorrebbe una diversa politica dell’Unione europea nel tema dei migranti, bisognerebbe partire dalla convinzione che i migranti sono esseri umani. Mi vengono i brividi a pensare che c’è bisogno di dire che i migranti sono esseri umani che fuggono da un planet change che noi spesso abbiamo provocato, che fuggono da guerre locali che noi spesso abbiamo finanziati, che fuggono da una condizione di insicurezza che noi spesso abbiamo prodotto. Ecco la ragione per la quale credo che la presenza dei migranti interroga noi europei, rispetto ai nostri diritti umani”.

“La Sea Watch 4 è arrivata al porto di Palermo a settembre, siamo stati bloccati per 6 mesi dopo i quali è arrivata la decisione del Tar di Palermo di sospendere le misure cautelari imposte dalla guardia costiera italiana che tenevano ferma la nave per motivi di sicurezza. In realtà questa sicurezza ad oggi non è garantita nemmeno dagli assetti istituzionali. Infatti il Mediterraneo resta vuoto non c’è nessuno in mare che possa soccorrere le persone che in migliaia continuano ad attraversarlo – afferma Giorgia Linardi, portavoce della Sea Watch durante le operazioni che hanno consentito all’imbarcazione della ong di lasciare il porto del capoluogo siciliano -. In queste ore a poche centinaia di chilometri ad Augusta si trova la Sea Watch 3 che è arrivata ormai da tre giorni con 363 persone soccorse in cinque operazioni di soccorso, abbiamo ancora 13 minori non accompagnati, una persona fortemente disabile e tutti positivi al Covid ancora lasciati nella nostra nave in banchina in queste condizioni di elevatissima vulnerabilità. – aggiunge – Speriamo che la guardia costiera tenga presente il precedente importantissimo segnato dalla decisione del Tar di Palermo che di fatto testimonia la necessità di fare in modo che il Mediterraneo centrale venga coperto da assetti preposti al soccorso e che da questi possa rimanere sguarnito. L’approccio dell’unione europea resta sicuramente quello di insistere sul sistema di esternalizzazione delle proprie responsabilità, quando invece i trattati dell’unione imporrebbero la condivisione delle responsabilità tra stati membri sull’immigrazione – aggiunge la portavoce -. In questo l’Italia continua ad essere lasciata sola insieme ad altri paesi mediterranei, e davanti all’atteggiamento sordo dell’unione europea anche questa si chiude di fatto lasciando queste persone non assistite. Quindi le politiche dell’Unione europea di fatto vengono portate avanti al costo di vite umane e queste politiche non stanno portando nessuna soluzione. Siamo ormai a quattro anni dagli accordi con la Libia. Le persone continuano a morire in mare, continuano ad attraversarlo”. “Ci chiediamo quale sia l’aspetto risolutivo di un sistema che si basa sul respingimento illegale di queste persone dal paese da cui scappano e in cui subiscono vessazioni indicibili. – prosegue – Di fatto chi sfugge dalla Libia viene riportato indietro, reimprigionato, se sopravvive scappa di nuovo, viene riportato indietro finché non annega, non arriva dopo giorni di agonia da solo a Lampedusa oppure qualche volta viene soccorso da una nave ong o da un mercantile e spesso rimane lì per giorni e giorni prima che gli Stati decidano di rispettare i propri obblighi”.


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