PALERMO – Nei giorni caldi della manovra l’ex presidente della Regione Raffaele Lombardo varca l’ingresso della sede della presidenza di via Magliocco. Ad aspettarlo ci sono il il governatore Renato Schifani e il coordinatore regionale di Forza Italia Marcello Caruso.
In quello stesso posto, considerato una “zona neutrale”, anche i vertici del Pd incontrano il presidente della Regione. I franchi tiratori sono già in azione, tanto che in due giorni cadono quattro capisaldi della manovra, col voto segreto. Schifani, che in Aula ci mette la faccia, conquista l’approvazione degli articoli ‘prima dell’estate’, ma nel frattempo, nelle sale dei gruppi parlamentari inizia a sussurrarsi una parolina, un nome nel codice della politica: “Rimpasto”.
Anche perché, quando, pallottoliere alla mano, si cercano di individuare i 16/17 voti in meno nell’articolo sui laghetti anti siccità ‘del Carroccio’, alcuni sguardi ai piani alti si indirizzano verso qualche componente della giunta.
I ‘franchi tiratori’ e le ‘ragioni’ del voto con l’opposizione
Mettiamo da parte, per un paragrafo, l’incontro tra Lombardo, Schifani e Caruso. Secondo quanto trapela nella maggioranza, ci sarebbe uno zoccolo duro di circa otto deputati che avrebbero votato a favore di qualsiasi emendamento dell’opposizione, col voto segreto. A loro si aggiungono alcune variabili, in base al provvedimento da bocciare.
Ecco, allora, la lettura critica di ciò che è successo che viene fatta tra i deputati dei partiti di governo, da alcune voci che chiedono il taccuino chiuso sull’identità, non lesinando opinioni, ovviamente, da verificare. Quattro sono stati i ‘colpi’ dei franchi tiratori in manovra.
La decadenza della misura sull’editoria, ribattezzata come “un messaggio da parte di FdI contro Schifani”, in calce al caso Galvagno (più i voti degli altri franchi tiratori).
La bocciatura dell’acquisto di Palazzo Cordova, che viene interpretata “a matrice Forza Italia contro Dagnino”, tanto che anche Cateno De Luca, in dichiarazioni di voto favorevole, aveva anticipato ‘il rischio rating per l’assessore’.
La bocciatura, dell’articolo 3, sui finanziamenti per la costruzione dei laghetti anti-siccità. Serviva per dare un segnale “a Sammartino” (“Nessuno vuole che si atteggi all’emissario di Schifani”, dicono), anche se Carmelo Pace della Dc ha rivendicato la paternità politica della misura.
La bocciatura del comma 4 sulle liste d’attesa, “è stata fatta contro Faraoni, che viene considerata assessore della Lega”. Questo secondo quelle voci.
L’incontro Lombardo-Schifani e lo ‘squilibrio’ in maggioranza
L’incontro avviene in via Magliocco perché Raffaele Lombardo ha giurato che non sarebbe più entrato a Palazzo D’Orleans. Della discussione in via Magliocco trapela una sorta di “riconteggio delle schede”, fatto da Lombardo, che hanno portato all’elezione a Palazzo d’Orleans del già presidente del Senato. Nel ‘riconteggio’, si tengono in considerazione anche gli apparentamenti in vista delle future politiche.
Forza Italia insieme a Mpa (partito con cui è federata), secondo quel conteggio, rappresenta circa il 21,5% dei consensi delle regionali, il 40% interno di coalizione, cioè 5 assessorati. Gli autonomisti ne riconoscono 3 (Tamajo, Colianni e Dagnino). Faraoni, che ha sempre rimarcato la propria vicinanza a Schifani, oltre alla riconducibilità della sua nomina nell’alveo di Forza Italia, viene considerata da azzurri e autonomisti “in quota Sammartino”.
FdI rappresenta il 30% dei voti di coalizione, 3,6 assessori, quasi quattro. L’asse Cuffaro-Sammartino vale il 25% della coalizione, che vorrebbe dire 3 assessori, “ma ne hanno cinque se Faraoni è considerata nella Lega”, trapela sulle argomentazioni di Lombardo a quell’incontro.
La questione ‘Sanità’
Quello guidato da Daniela Faraoni è l’assessorato più conteso. Il presidente Schifani, dopo le dimissioni di Giovanna Volo e lo scandalo dell’Asp di Trapani, ha scelto l’ex direttore generale dell’Asp di Palermo. Ma dentro Forza Italia, questa nomina avrebbe creato il malcontento di alcuni aspiranti ‘assessori’ che insieme agli autonomisti lamentano i presunti contatti con l’area Sammartino.
Ma c’è di più perché lo stesso Lombardo avrebbe ribadito, alla luce del ruolo della Dc nel governo regionale e nella sanità, la sua “preoccupazione”, confermando quanto anticipato pochi giorni prima su un post: “Ma è plausibile – scriveva Lombardo su facebook – che funzionari onesti e rigorosi vengano penalizzati e taluni “irregolari” vengano premiati? In questi giorni poi, raccolgo non poche critiche sulla rete ospedaliera… Mi auguro che posti letto e reparti non si inventino per assecondare interessi politici o elettorali”.
Qualcuno sussurra di “rimpasti”
Arrivamo quindi all’ipotesi di un rimpasto. In realtà in molti intravedono una sorta di possibile ‘tagliando’, con la sostituzione di qualche elemento, all’interno degli stessi partiti, senza alterare l’attuale composizione. Dagnino e Faraoni, per esempio, “non si toccano”, rimarcano ai piani alti. Tra i quotati c’è Ignazio Abbate della Dc, apprezzato per la sua lealtà al partito guidato da Cuffaro e a Renato Schifani.
A cascata, però, nella maggioranza, le critiche non si fermano alla giunta. Ci sono “i sottogoverni e i commissari nominati dagli assessori di competenza”. Anche in questo caso, i franchi tiratori lamentano uno “squilibrio” nelle scelte.
In ogni caso per gli autonomisti sarebbe disponibile, nella finanziaria quater, una posta importante. Pare che non basti, ci sarebbe in sospeso “il secondo assessorato promesso a cavallo delle europee”.
Pace (Dc): “I patti si rispettano”
“Lo ha detto più volte Schifani, gli equilibri politici in giunta sono cristallizzati ai risultati delle elezioni del 2022 proprio per evitare la compravendita di deputati, se vigesse questa logica noi che siamo arrivati a 7 deputati potremmo chiedere ulteriori spazi”. Carmelo Pace, capogruppo della Dc all’Ars contesta la lettura che proviene dagli ambienti di Grande Sicilia.
Pace circoscrive l’ambito del rimpasto con il perimetro degli assessorati di competenza: “Ogni partito, all’interno delle proprie deleghe – dice a LiveSicilia – penso che possa fare gli avvicendamenti che ritiene opportuni. Per quanto ci riguarda continuiamo a essere leali senza chiedere, minacciare o fare i franchi tiratori”.
“Mi auguro che questo malcostume – conclude Pace – possa immediatamente finire e per le vicende di natura politica non vengano ancora una volta penalizzati gli interessi veri dei siciliani, come l’agricoltura o l’editoria. Onestamente non possiamo derubricare la vicenda come il malessere di qualche parlamentare, adesso è qualcosa di organizzato ed è notorio a tutti chi siano gli organizzatori”.

