CATANIA- Maxi condanna della Corte dei Conti agli ex assessori della giunta Scapagnini che, a due giorni dal voto del 2005, deliberarono il rimborso di contributi previdenziali ai dipendenti comunali. Orazio D’Antoni, Nino Strano, Ignazio De Mauro, Fabio Fatuzzo, Filippo Grasso e Antonino Nicotra sono stati condannati in Appello a pagare, al Comune di Catania, 50mila euro ciascuno. La Sezione giurisdizionale d’Appello presieduta da Pino Zingale e composta dai consiglieri Valter Camillo Del Rosario, Guido Petrigni, Licia Centro, Francesco Ciancilla ha inasprito la pena già stabilita in primo grado.
Nel 2005 i componenti della giunta, con una delibera in prossimità delle elezioni comunali, disponevano il rimborso degli interessi sui contributi previdenziali Inpdap per il regime di calamità naturale determinato dall’emergenza cenere di ben 14 anni prima.
Due delibere che finirono nel mirino della magistratura penale e contabile, ritenendo si trattasse, a due giorni dal voto, di elargizioni che potevano inlfluenzare l’elettorato.
Su queste basi, D’Antoni, De Mauro, Fatuzzo, Grasso, Nicotra e Strano sono stati condannati definitivamente nel 2013, con l’accusa di aver commesso un reato elettorale che ha comportanto anche l’interdizione dai pubblici uffici.
In sede contabile, gli ex assessori sono stati citati per il pagamento di 50mila euro ciascuno per danno all’immagine della pubblica amministrazione.
I magistrati hanno sostenuto che le delibere che assegnavano i fondi ai dipendenti comunali, “illecitamente e insidiosamente strumentalizzate dai medesimi per tornaconto elettorale”, poi finite al centro del processo penale e dello scandalo sollevato dalla trasmissione Report di Rai 3” “con conseguente effetto moltiplicatore della sua lesività sul bene protetto, l’immagine e il prestigio della pubblica amministrazione”, avessero provocato un danno all’immagine del Comune e di questo danno dovevano rispondere gli assessori.
Su queste basi è arrivata la prima condanna di ciascun ex assessore al pagamento di 25mila euro.
In appello, i magistrati hanno puntato sul “rilievo nazionale -si legge nella sentenza- del Comune coinvolto nell’illecito, la posizione di vertice e la notorietà di alcuni dei personaggi coinvolti nella vicenda, il risalto mediatico risultante dalla diffusione attraverso la trasmissione Report della Rai, l’eccezionale spregiudicatezza e l’assoluto disprezzo per la funzione e la corretta gestione del denaro pubblico che traspaiono, la finalità elettoralistica perseguita nel perpetrare l’illecito, la sensazione di gestione “feudale” inoculata nell’opinione pubblica e lo sdegno risalente per lo scellerato utilizzo dei fondi versati dai contribuenti nell’interesse generale e riversati a beneficio di pochissimi”.
Questi elementi hanno spinto il Collegio a condannare Orazio D’Antoni, Nino Strano, Ignazio De Mauro, Fabio Fatuzzo, Filippo Grasso, Antonino Nicotra al pagamento di 50mila euro ciascuno.
Per le casse comunali, sembra una buona notizia.
In sede penale, Gaetano Fatuzzo ha più volte ribadito di essere estraneo alle contestazioni, stesso discorso per Nino Strano, che ha parlato di vicenda surreale. La magistratura penale che li ha condannati definitivamente e quella contabile non ha condiviso le loro tesi.