CATANIA – Sono passati tre mesi dalla conferenza stampa nella quale il Sindaco di Catania Enzo Bianco e l’Assessore ai servizi sociali Fiorentino Trojano hanno inaugurato il nuovo servizio di asili nido comunali aspramente contestato da genitori, lavoratrici, associazioni e partiti. Un servizio che, scongiurata la chiusura prevista nel piano di rientro, attraverso un aumento consistente delle rette di compartecipazione e la progressiva esternalizzazione, secondo l’Amministrazione comunale, avrebbe dovuto accogliere 740 bambine e bambini in 14 strutture dislocate nella città. “Uccelli del malaugurio” sono stati definiti dal Sindaco Enzo Bianco coloro che hanno contestato le modalità con cui gli asili comunali sono stati riaperti. I “contestatori” (genitori, lavoratrici, Catania Bene Comune) avevano fatto presente che le rette altissime avrebbero impedito l’accesso agli asili nido ai ceti medio-bassi, svuotando gli asili e mettendo a rischio tanto l’apertura delle strutture quanto i posti di lavoro di chi è impiegato nei nidi.
Dopo 100 giorni dall’apertura degli asili riformati dall’Amministrazione Bianco la situazione è gravissima e gli asili nido rischiano nuovamente di essere chiusi. Delle/dei 740 bambine/i previste/i solo 280 stanno, a oggi, frequentando gli asili nido nonostante la direzione dei servizi sociali abbia contattato telefonicamente tutte le famiglie che nei mesi scorsi avevano fatto richiesta per accedere. Sono iscritti poco più di un terzo dei bambini previsti e le strutture sono semivuote: l’asilo maggiormente affollato è pieno solo al 50% mentre altri asili hanno appena 10-15 bambini a fronte dei 60 programmati dall’amministrazione. L’asilo di via del Nespolo, per fare un esempio, tra Librino e San Giorgio, ha appena 7 bambini frequentanti e 53 posti liberi.
Ma a cosa è dovuta la mancanza di iscrizioni? Né al disinteresse delle famiglie per un servizio che resta fondamentale né alla qualità del servizio, di eccellenza e superiore a qualsiasi privato. Le famiglie non iscrivono le bambine e i bambini agli asili nido a causa delle rette troppo alte. Si è passati infatti da un sistema a 60 fasce che permetteva alle famiglie meno abbienti di mandare il proprio figlio all’asilo gratuitamente o con piccoli contributi a un sistema in cui le rette per la mezza giornata vanno dai 55 ai 255 euro, per l’intera giornata dai 145 ai 295 euro al mese. A conferma della motivazione economica il fatto che i 180 posti messi a disposizione dal Comune a tariffa agevolata (55 euro o 75 euro per mezza giornata), ottenuti grazie alle lotte intraprese in autunno, sono andati subito a ruba e nella prima settimana di apertura delle iscrizioni sono stati tutti occupati e oggi più di 130 famiglie sono in lista d’attesa per accedere al servizio asili nido attraverso tali fasce agevolate. In pochissimi hanno iscritto i loro figli con le rette non scontate previste dall’amministrazione e quasi nessuno ha optato per un tempo pieno che ha ormai tariffe insostenibili.
In questo contesto lo scarsissimo numero di bambini sta anche mettendo in serio pericolo il posto di lavoro degli impiegati negli asili nido, 100 educatrici comunali e 97 impiegate per i servizi ausiliari. La riforma voluta dalla Giunta Bianco ha infatti previsto il rapporto di un’educatrice ogni 10 bambini e di una lavoratrice ausiliaria ogni 13 e se non si dovesse intervenire almeno il 50% delle lavoratrici perderebbe il posto. Nonostante la situazione allarmate sembrerebbe che l’amministrazione comunale stia tentando in queste ore, più che intervenire per aumentare il numero di bambini attraverso una riduzione delle rette, di ridurre ulteriormente il personale spostando in altri uffici le impiegate comunali e chiedendo il licenziamento di buona parte delle lavoratrici ausiliarie: una mossa inaccettabile sia sul piano della tenuta del servizio, che l’amministrazione si sta preparando progressivamente a dismettere, sia sul piano della difesa dei posti di lavoro in un contesto di gravissima crisi economica. Inoltre con tale riduzione del personale la Giunta violerebbe gli accordi sindacali e smentirebbe scandalosamente la volontà, più volte ribadita dall’Assessore Trojano, di aumentare gli utenti degli asili nido.
Come se non bastasse l’assenza di bambini compromette la tenuta economica del progetto messo in piedi dall’Amministrazione producendo un intollerabile paradosso: da un lato si impedisce l’accesso a tariffa agevolata di chi non può permettersi rette altissime con la giustificazione di far quadrare i conti, dall’altro tramite la mancanza di iscrizioni e quindi di contributi da parte delle famiglie si stanno creando nuovi debiti fuori bilancio che piangeranno nei prossimi mesi tutti i contribuenti. Di fronte a tale drammatica situazione occorre rivedere immediatamente le modalità di accesso al servizio, ridurre le rette e garantire i posti di lavoro. Poco importa, di fronte al disastro causato dall’Assessore ai servizi sociali, rivendicare la giustezza della battaglia condotta in autunno e la fondatezza delle critiche rivolte all’amministrazione, è infatti arrivato il momento di agire per salvare gli asili nido e un servizio-diritto fondamentale per l’intera città.
Catania Bene Comune chiede in primo luogo l’immediata convocazione di un tavolo tecnico con la presenza dell’Assessore Trojano, del Sindaco, delle organizzazioni sindacali e delle forze sociali mobilitate per la difesa degli asili nido. Inoltre chiede lo stanziamento dei fondi PAC, più volte millantati dall’Assessore ai servizi sociali, per la riduzione consistente delle rette a carico delle famiglie. Infine Catania Bene Comune chiede che venga inserito nel Bilancio 2014, così come previsto dal regolamento degli asili nido, un fondo volto a permettere alle famiglie meno abbienti l’accesso gratuito o scontato al servizio. Su questi temi, per presentare nel dettaglio la situazione degli asili nido e per lanciare le proposte di Catania Bene Comune, è convocata venerdì 21 marzo alle ore 11,00 una conferenza stampa presso la sede di Catania Bene Comune in via Sant’Elena 40 (traversa via Crociferi) a Catania.