La sentenza sulla mafia di Bagheria è piena di colpi di scena. A cominciare dall’assoluzione di colui che era indicato come il tesoriere di Bernardo Provenzano. Simone Castello era stato condannato in primo grado a nove anni e 6 mesi. Dopo l’assoluzione di oggi è tornato a essere un uomo libero. Era difeso dall’avvocato Raffaele Bonsignore.
Scagionati anche Cristoforo Morici, che aveva avuto 5 anni e 4 mesi, e Leonardo Ficano, condannato in primo grado a 2 anni e 10 mesi, assistito dall’avvocato Salvo Priola. Morici era già stato scarcerato dopo la richiesta di assoluzione del procuratore generale. Ficano é uscito di prigione dopo la lettura del verdetto. Altro colpo di scena della sentenza è la non concessione dell’attenuante della collaborazione con la giustizia al neopentito Stefano Lo Verso a cui però è stata lievemente ridotta la pena: in primo grado aveva avuto 6 mesi in continuazione con una precedente sentenza, oggi ne ha avuti 4 (in tutto dovrà scontare 5 anni).
Lo Verso è ritenuto uno dei collaboratori più importanti degli ultimi anni e ha gestito parte della latitanza di Provenzano. Pene confermata invece per Onofrio Morreale condannato a un anno in continuazione con una vecchia pena (in tutto aveva avuto 12 anni e 11 mesi) e Giuseppe Comparetto che aveva avuto un anno in continuazione con una vecchia condanna, quindi in tutto cinque anni e 8 mesi. Mentre a Massimiliano Ficano è stata tolta l’aggravante della qualità di capomafia e scontata la pena da12 anni a otto anni e otto mesi.
L’operazione che fece scattare le manette per dodici persone è datata dicembre 2009. Castello si era trasferito in Spagna dopo essere uscito dal carcere. La Guardia civil lo bloccò a Murcia, centro commerciale e industriale, da dove sarebbe tornato a gestire i soldi del capo di Cosa nostra. Ufficialmente lavorava per la Sicili Fruit, una società che si occupa di import-export di frutta e ortaggi che oggi gli è stata dissequestrata.