PALERMO – Eseguita l’autopsia sul corpo di Abou. Un esame complesso dal quale, ad una prima ispezione cadaverica, non può emergere alcuna indicazione sulle cause della morte del migrante quindicenne deceduto in ospedale dopo aver passato 12 giorni sulla nave quarantena “Allegra” in rada a Palermo. Potrebbe essere stata un’infezione al sangue la causa del decesso ma è presto per dirlo.
L’autopsia sul corpo di Abou è stata eseguita al policlinico di Palermo dal medico legale Antonella Argo, che ha chiesto novanta giorni di tempo per depositare la sua relazione. Il medico ha riscontrato ferite e cicatrici sul corpo del ragazzino, segni di possibili torture subite in passato in Libia.
L’incarico è stato conferito dal procuratore aggiunto Ennio Petrigni e dal sostituto Giulia Beux dopo che il tutore del minorenne, Alessandra Puccio, ha presentato un esposto assieme al suo legale, Michele Calantropo.
Il ragazzo era arrivato da solo dalla Costa d’Avorio. Salvato in mare dalla Open Arms il 10 settembre, ha trascorso dodici giorni sulla nave quarantena a Palermo. (Guarda: “Una fiaccolata per la verità”)
Il 28 settembre è stato visitato da un medico della Croce Rossa. Le sue condizioni erano peggiorate. All’indomani è stato trasferito all’ospedale Cervello.
Aveva la polmonite e lo stato di denutrizione si era aggravato. Il quindicenne è entrato in coma. Non c’erano posti di rianimazione nel reparto ingolfato dai casi Covid ed è stato trasferito all’ospedale Ingrassia, dove muore il 5 ottobre.
Perché Abou è morto? Colpa di una setticemia? Soffriva di pregresse patologie? A bordo è stato curato al meglio, si poteva intervenire prima? Sono tutte domande a cui dovranno dare risposte la Procura e il medico legale che ha eseguito l’autopsia sul corpo di Abou. Nel frattempo è probabile che inizieranno le audizioni delle persone informate sui fatti da parte della magistratura.