CATANIA – E’ morto Manlio Sgalambro, il filosofo, autore di pubblicazioni e degli ultimi testi delle canzoni di Franco Battiato. Era nato a Lentini il 9 dicembre del 1924. Aveva anche scritto testi per Carmen Consoli, Patty Pravo e Fiorella Mannoia. I funerali saranno celebrati domani alle 15:30 nella chiesa Crocifisso dei miracoli del capoluogo etneo. “Non ho nulla da dire, è una cosa privata, è un dolore personale molto forte”. Così Franco Battiato commenta all’ANSA la morte a Catania del filosofo Manlio Sgalambro, autore di moltissimi dei suoi testi e amico da decenni.
E’andato via in silenzio. Il cuore si Manlio Sgalambro si è fermato stamattina senza nessun preavviso, sorprendendolo mentre si occupava delle cose quotidiane. No, non mentre pensava o scriveva o, ancora, studiava, com’era solito fare tutto il giorno, ma mentre sbrigava incombenze domestiche di cui aveva quasi repulsione. Sgalambro, il Filosofo, era una figura “superiore”, camminava in un altro tempo e in una dimensione che lui definiva propria della sua insularità. Quel suo personalissimo mondo “circondato dal mare” che lo rendeva così fascinoso, imprevedibile, attratto e curioso dell’idea della morte, che per lui, insieme alla nascita, restava l’unico momento vero di un essere umano. Il filosofo catanese, autore e ispiratore di moltissimi successi di Franco Battiato, aveva ragionato spesso sul mistero della morte. Tutta la sua opera, di orientamento nichilista, era intessuta di teorie sul vivere e sul morire, come ne Il Cavaliere dell’Intelletto, La morte del Sole, Del metodo Ipocondriaco, Trattato dell’Età etc. Poco tempo fa ci confidò “stamattina ho sentito Franco ( Battiato, ndr) abbiamo scherzato su una cosa che ho scritto in una sua canzone ‘U Cuntu ‘la morte addormentata ‘nda n’agnuni, ca non si vosi arrusbigghiari, per me è un verso profetico, ci sarà un giorno che si sveglierà e mi verrà a prendere”. Una delle sue più belle opere in veste di paroliere è stata La Cura, sempre interpretata dal suo amico Franco. Un inno romantico, tra i più belli scritti negli ultimi anni che in tanti, però, hanno interpretato come versi dolcissimi dedicati all’amore e agli amanti. Per Sgalambro invece La Cura era una canzone sulla morte, quella stessa morte che oggi “sollevandolo dai dolori, dagli sbalzi d’umore e dalla paura dell’ipocondria” ha cantato il suo amore per il suo stesso autore.