PALERMO – “Illegittimità evidenti”. La nomina di Annalisa Tardino a commissario dell’Autorità portuale della Sicilia occidentale finisce al centro di uno scontro, con paventate carte bollate, tra il presidente della Regione Renato Schifani e il ministro dell’Interno Matteo Salvini.
Il braccio di ferro accende il dopo Ferragosto a mezzo nota-stampa. Palazzo d’Orleans esaltà i “vizi”, ben “due”, nella designazione dell’avvocata ex europarlamentare leghista al ruolo precedentemente ricoperto da Pasqualino Monti. Il ministero delle Infrastrutture sottolinea le “virtù” della leghista, che “prenderà servizio già mercoledì”.
Salvini-Schifani, dalla ‘Pontida etnea’ allo scontro
Applausi scroscianti in riva al mare, bandiere della Lega al vento della Plaia di Catania e un discorso a braccio del presidente della Regione Renato Schifani che sottolineava l’unità della coalizione siciliana al “caro Matteo Salvini”. Era il 18 luglio, il ministro delle Infrastrutture rilanciava quello che appariva come un ‘partito del fare’ con il governatore, mentre gli sguardi si incrociavano con Annalisa Tardino tra le prime fila. Sotto la cenere, covava la brace.
La nomina di Tardino era già nell’aria da tre mesi, come la presa di posizione di Schifani, che per la scelta dei presidenti delle Autorità portuali dell’Isola, il 19 aprile assicurava di non avere “intenzione di fare da notaio”.
Motivando così: “Le Regioni hanno un ruolo importante e devono essere consultate per scegliere insieme la soluzione manageriale migliore. La legge prevede un’intesa, e intesa vuol dire che ci sia una preventiva interlocuzione tra Mit e Regione. E per questo dobbiamo garantire il meglio per le strutture importanti come strade, porti e aeroporti, scegliendo – concludeva Schifani – figure non politiche ma di acclarate competenze ed esperienze”.
Lo scontro dopo la nomina
La nomina di Tardino rimbalza nel pomeriggio ai piani alti di Palazzo d’Orleans, che interviene avvisando il Ministero che “ove formalmente confermata, il Governo regionale procederà immediatamente ad impugnare, davanti al tribunale amministrativo, il relativo provvedimento del ministero delle Infrastrutture, chiedendone la sospensione in via cautelare”.
“La decisione – continua la presidenza della Regione – è motivata da due profili di illegittimità evidenti: da un lato la totale assenza di concertazione con la Regione Siciliana, in violazione delle norme che prevedono espressamente una preventiva intesa tra le parti e, dall’altro, la mancanza dei requisiti soggettivi richiesti dalla normativa per l’assunzione dell’incarico, anche per il ruolo di commissario straordinario, che impongono una comprovata e specifica esperienza nel settore”.
Il ministero risponde al governatore siciliano
“La nomina dell’avvocato Annalisa Tardino – scrive il ministero delle Infrastrutture e Trasporti in una nota – a commissario straordinario dell’autorità di sistema portuale del mare di Sicilia occidentale, risponde a tutti i requisiti come accaduto positivamente in tutte le altre Regioni d’Italia. Già mercoledì l’avvocato Tardino sarà in ufficio al lavoro: alle polemiche preferiamo i fatti”.
L’incarico di vertice – aggiunge il ministero in una nota – “consentirà di garantire la piena operatività e lo sviluppo dell’Autorità, in continuità con le politiche nazionali di rilancio del sistema portuale e logistico. La nomina è stata formalmente comunicata alla Regione Siciliana nella stessa data del provvedimento. Il Mit ribadisce il proprio impegno a sostenere la crescita dei principali scali della Sicilia occidentale e conferma la centralità del porto di Palermo nel sistema infrastrutturale e marittimo nazionale”.
I retroscena e le indiscrezioni
Nella maggioranza di governo, alcuni deputati regionali intravedono, nel braccio di ferro per la nomina di Tardino, alcune crepe che sembravano rimarginate dentro la Lega. La prima è quella interna al partito che non vedrebbe Tardino ascritta tra le fila di Luca Sammartino. Tra le argomentazioni, c’è anche il fatto che il big etneo delle preferenze, non sia intervenuto, a differenza di Germanà e Figuccia, per complimentarsi con l’ex europarlamentare.
La seconda crepa si estenderebbe alla coalizione di governo regionale, dove si confermerebbe l’asse tra Schifani, Sammartino e Cuffaro.
Ma i leali al presidente della Regione vedono solo motivi tecnici di “illegittimità”, “nulla con Salvini”, fanno sapere. Trapela che il governatore siciliano avrebbe preferito uno dei dirigenti che hanno lavorato a stretto braccio con Pasqualino Monti, per assicurare, “oltre alle competenze necessarie”, la continuità con una gestione che ha prodotto risultati importanti.
Sullo sfondo, però, risuonano le note della politica, in un’estate già caldissima.

