CATANIA – Guardare il corridoio centrale del Palazzo di Giustizia di piazza Verga transennato in diverse zone mette tristezza. In una parte del pavimento si notano anche pezzi di calcinacci caduti. Un tribunale “rappezzato”: ancora l’aula Famà è con i nastri bianchi e rossi dove si staccata una lastra di marmo finita sul piede dell’avvocato di Matteo Salvini, Giulia Bongiorno. Un benvenuto, dunque, dopo la pausa agostana non proprio sotto i buoni auspici.
La macchina però è stata già avviata. La Procura di Catania, oltre le indagini già avviate, ha dovuto affrontare le inchieste sui due femminicidi e sul ferimento del carabiniere che sono state aperte (ma già risolte da un certo punto di vista). È stato un risveglio brusco per gli investigatori etnei.
Sul fronte dei processi, sono tantissimi quelli che saranno al centro di questo autunno giudiziario. A settembre si attende la decisione del gup sul troncone principale di “Università Bandita”, l’operazione della Digos che ha smascherato un sistema di concorsi accademici “cuciti” addosso ai vincitori già scelti a tavolino. Nello tsunami coinvolti i due ex rettori Francesco Basile e Giacomo Pignataro, oltre 8 direttori di dipartimento. In questa partita giudiziaria un peso avrà la riforma sull’abuso d’ufficio. L’esito di questa udienza preliminare avrà conseguenze nell’altro stralcio, quello con decine di prof e colletti bianchi: tra cui l’ex procuratore Vincenzo D’Agata e l’ex sindaco Enzo Bianco. Già il senatore (e la sua ex giunta comunale) deve fare i conti con il processo per il buco di bilancio a Palazzo degli Elefanti.
Per concludere il capitolo politica non può mancare il riferimento al processo che vede Luca Sammartino imputato per corruzione elettorale nell’ambito dell’inchiesta della Digos che ha analizzato migliaia di chat del suo iPhone. A dicembre ci sarà la prima udienza dopo il rinvio a giudizio di diversi mesi fa. Sarà invece il giorno dopo la Befana 2022 l’udienza preliminare – sempre per corruzione elettorale – frutto dell’operazione antimafia della Guardia di Finanza Report.
Sul filone sanità e appalti, si attende la fissazione dell’udienza preliminare per l’urologo Giuseppe Morgia – con diversi medici e imprenditori – dopo che il gip Luca Lorenzetti non ha accolto le richieste di patteggiamento. Al Policlinico di Catania sarebbero girate tangenti per accaparrarsi forniture medicali. La Procura di Catania ha scoperto (in piccolo) quello che poi sarebbe scoppiato con l’inchiesta palermitana Sorella Sanità. Un giro vorticoso di mazzette per arricchire tasche di funzionari, medici e imprenditori corrotti.
Fu battezzato come la “tangentopoli siciliana” lo spaccato inquietante che emerse dall’inchiesta “Buche d’Oro” dell’Anas: bustarelle e risparmio nei materiali per la manutenzione delle strade. Un processo che per molti imputati si è chiuso con un patteggiamento. Sono al vaglio dei giudici alcune posizioni.
Rimanendo in tema di tangenti, non si può non evidenziare il processo Mazzetta Sicula che ha scoperchiato il sistema criminale che i Leonardi avrebbero messo in piedi attorno alla gestione della discarica di Lentini. Ad ottobre ci sarà un’altra udienza: prima della pausa estiva il comandante del Gico ha ripercorso – rispondendo alle domande del pm Marco Bisogni – i tratti salienti dell’inchiesta.
Ad ottobre si aprirà l’udienza preliminare dell’inchiesta Fake Credits, che coinvolge diversi commercialisti. Definito dai cronisti “sistema Paladino”, dal nome del principale indagato, la rete scoperta dalla Guardia di Finanza su un rodato metodo, considerato illecito dalla magistratura, di “compensazione di crediti” che avrebbe generato una frode al Fisco. Tutto sarebbe avvenuto attraverso “alcune operazioni di accollo e compravendita” con la garanzia di polizze fideiussorie di una compagnia svizzera.
Fari puntati su Raffaele Lombardo, imputato in appello – dopo rinvio della Cassazione – per concorso esterno alla mafia. Una storia giudiziaria lunga e turbolenta quella che vede protagonista l’ex governatore siciliano. A ottobre è fissata la sentenza della Corte d’Appello di Catania. Potrebbe dunque chiudersi – anche se non in maniera definitiva – un processo che ha tenuto banco per oltre un decennio. Ormai.
Sta affrontando il processo per concorso esterno anche l’editore catanese Mario Ciancio. A fine settembre è programmata un’altra udienza del procedimento di primo grado, si è invece già concluso con la sentenza della Cassazione la vicenda relativa alla confisca patrimoniale. Tutto il patrimonio è stato restituito lo scorso anno su decisione della Corte d’Appello. Poi confermata dalla Suprema Corte.
Sono decine i processi in corso per mafia, omicidi e fatti di sangue. Un processo storico – soprattutto per le confessioni di alcuni killer e le dichiarazioni del figlio di Nitto Santapaola – è quello nato dall’inchiesta Thor che ha fatto luce su decine di delitti tra gli anni 80 e 90. Inoltre ha chiuso il cerchio sul caso di lupara bianca del 2017 che vede vittime Angelo Santapaola, il cugino del padrino, e Nicola Sedici.
C’è tutto il clan Cappello alla sbarra. Il processo Camaleonte che sembrava in dirittura d’arrivo ha avuto un colpo di scena dopo la decisione di Salvatore Castorina di pentirsi. Il collaboratore dopo le richieste di pena è stato esaminato davanti al gup.
Il clan Mazzei è al centro del processo Vento di Scirocco, che ha anche un troncone riguardante gli affari relativi all’oro nero (il petrolio) e che ha tra gli imputati personaggi in comune con la maxi inchiesta calabrese Petrolmafie. Alla sbarra anche i Nicotra di Misterbianco, alleati dei “carcagnusi”. Il processo Gisella è al giro di boa: tra qualche giorno si svolgerà la requisitoria del pm.
Per quanto riguarda la droga, si sta svolgendo – anche se spezzettato in due – il processo Skanderbeg (ormai battezzato in procura “Quota 100” per il numero degli imputati) che ha fatto chiudere le saracinesche alle piazze di spaccio di via Capo Passero “targate” gruppo Nizza. I narcos dei Santapaola.
Il collaboratore di giustizia Giacomo Cosenza è accusato di calunnia nei confronti di un poliziotto. Il processo, molto a rilento per diversi rinvii del Tribunale, è arrivato alle fasi conclusive. A novembre è prevista la discussione del pm. Collegato a questo procedimento c’è quello che vede rinviato a giudizio (per calunnia e falso) l’ispettore della Dia Filippo Faro. Sono in corso le audizioni dei testi.