PALERMO – Il 26 giugno la sua casa sarà messa l’asta. Non importa che la sua vicenda giudiziaria si sia chiusa con l’assoluzione piena. Gli strascichi gli costeranno “40 anni di sudore, sacrifici e sangue”. Per uno che fa l’avvocato non credere nella giustizia è davvero paradossale. Calogero Dolce si gioca l’ultima carta. Ha scritto una lunga lettera aperta al ministro, e non è la prima, per denunciare i suoi “sette anni di calvario”.
“Nel 2006 sono stato indagato e poi processato dalla Procura della Repubblica di Aosta per dei fatti totalmente inesistenti – spiega il legale -. Sono stato assolto per non aver commesso il fatto, con una sentenza ormai passata in giudicato. Una serie di strafalcioni giuridici sono bastati per rovinarmi la vita”.
L’avvocato Dolce si ritrovò sotto accusa per truffa. Ritenevano che fosse coinvolto in una vicenda poco chiara di intermediazioni finanziarie con un paese straniero. Uno dei primi atti dell’indagine fu il blocco del suo conto corrente.
“Le rate del mutuo erano pagate a mezzo rid proprio sul conto corrente sequestrato dal pubblico ministero Luca Ceccanti – continua il legale – così oltre a togliermi ogni disponibilità economica non potevo effettuare alcun movimento sul conto corrente, ovviamente anche il pagamento delle rate del mutuo”.
Le conseguenze sono state devastanti: “Sono in black list come pagatore inaffidabile, nessuna banca mi può concedere un prestito, un finanziamento, una scopertura su conto corrente nè una carta di credito se non prepagata, di conseguenza non posso ne rinegoziare il mutuo, ne posso trattare con la banca titolare del mutuo al fine di proporre una soluzione per ripianare il debito. Per tutti sono, e rimarrò a vita, un cattivo pagatore, mentre sarebbe bastato acquisire l’estratto conto al fine di verificare i movimenti bancari! ”.
Lo sfogo si fa più duro: “Un rappresentante di questa macchina elefantiaca chiamata giustizia mi ha tolto tutto, l’onore, il decoro, il prestigio, adesso anche casa, il tutto come conseguenza di un errore giudiziario per il quale nessuno sta pagando. Io chiedo e pretendo che lo Stato che Lei rappresenta mi risarcisca e mi riabiliti, che mi restituisca tutto ciò che moralmente e materialmente ho perso. Se tutto ciò lo Stato non è in grado di farlo, se lo Stato non è in grado di tutelare i diritti fondamentali dei cittadini non è più uno Stato, ma un apparato burocratico pieno di falle”.
Nel 2008 è arrivata l’assoluzione. Troppo tardi per salvare la sua casa. Che sarà messa all’asta. Un bell’appartamento su due livelli, in pieno centro che “sarà venduta ad un prezzo molto più basso di quello di mercato”.