PALERMO – “Nel 2020 in provincia di Palermo Unicredit ha chiuso tre sportelli a Collesano, Caltavuturo e Camporeale. In Sicilia in dieci anni sono stati soppressi 560 sportelli bancari, di cui 179 sono sedi del gruppo bancario”. A sottolineare l’emorragia di agenzie bancarie che rappresenta un problema soprattutto per i piccoli paesi è il Coordinatore Fabi Sicilia, Carmelo Raffa che fa notare come la sfoltita abbia coinvolto maggiormente l’Isola, rispetto al resto dell’Italia.
“Troppi piccoli Comuni sono rimasti senza sportelli bancari – aggiunge – nonostante le attività degli istituti di credito siano considerati servizi pubblici essenziali, per questo chiedo l’intervento della magistratura”. È quanto denuncia il coordinatore che chiede di mettere fine alla chiusura degli sportelli da parte di Unicredit, che rappresenta l’erede delle banche siciliane, evidenziando come “nonostante le proteste di cittadini e di importanti Istituzioni, quali Ars e Anci, le banche hanno continuato e proseguiranno a chiudere le proprie filiali nei piccoli Comuni”.
Secondo gli ultimi dati forniti dall’Osservatorio siciliano sul Credito nella provincia di Palermo i comuni di Altavilla Milicia, Bompietro, Borgetto, Campofelice Di Fitalia, Campofiorito, Cefalà Diana, Giardinello, Godrano, Gratteri, Mezzojuso, Palazzo Adriano, Roccamena, San Mauro Castelverde, Santa Cristina Gela, Sciara, Scillato, Sclafani Bagni, Torretta, Trappeto e Villafrati risultano sprovvisti di sportelli bancari. “Il problema è che i manager non intendono fermarsi – commenta Raffa -, altre sedi chiuderanno”.
La maggior parte degli istituti bancari ha ridotto massicciamente la propria rete di succursali. I contatti fisici tra banca e cliente sono stati sostituiti sempre più dall’interazione digitale e telefonica. A farne le spese sono soprattutto gli anziani e quella parte di utenza che non sa utilizzare i nuovi strumenti come l’e-banking. La tendenza alla chiusura di molte filiali non sta risparmiando neanche i piccoli comuni. I servizi delle banche, come altri di diversi settori, hanno subito una rivoluzione digitale accelerata dalla crisi del coronavirus.
“Sono convinti che la gente possa svolgere operazioni attraverso lo smartphone ma molti restano tagliati fuori perché non sanno utilizzare i servizi online e per farlo dovrebbero fidarsi di chi invece sa farlo”. Per Raffa da non sottovalutare c’è anche il fenomeno del phishing messo in atto da malintenzionati che adescano malcapitati e li inducono a fornire informazioni riservate, una truffa che potrebbe trarre in inganno i meno esperti. “Un pericolo per chi non sa utilizzare le nuove tecnologie – dice – insomma molti sono abbandonati a se stessi. Spesso le banche utilizzano il processo di digitalizzazione in atto come giustificazione alla chiusura. Chiudere gli sportelli – prosegue Raffa – nelle zone più disagiate del Paese, e della Sicilia in particolare, significa far venir meno il diritto di godimento della persona, in violazione delle disposizioni contenute nella legge 146 del 1990. Auspico che sulla questione – conclude – intervengano i magistrati per verificare la correttezza o meno di certe procedure”.