PALERMO – Tra pochi giorni saranno trascorsi due anni dall’inferno in cui era precipitata. Due anni in cui la sua vita è completamente cambiata perché stravolta dalla violenza. Selenia, catanese di 26 anni, è una sopravvissuta: dopo sette coltellate, un delicato intervento chirurgico e quindici giorni in coma nel reparto di terapia intensiva, ha miracolosamente riaperto gli occhi e ha riabbracciato i suoi figli.
“Non possono esserci altre Sara”
“Adesso vivo solo per loro. Ho rischiato di morire e la mia vita attuale è un regalo prezioso. Credo di avere un angelo custode che mi ha protetto”, dice a LiveSicilia, ancora molto provata. “Non ho mai raccontato la mia storia pubblicamente, non me la sentivo. Ma dopo quello che è nuovamente successo, voglio condividerla perché non possono esserci altre Sara, basta. Ogni volta sento quelle coltellate sulla mia pelle. Mi sento fortunata perché sono ancora viva, ma piango per chi non ce l’ha fatta. Le cose devono cambiare”.
In carcere per tentato omicidio
Selenia riavvolge faticosamente il nastro e ripercorre quel periodo. Racconta così di avere denunciato il suo ex, cercando di proteggere se stessa e i figli: “Ma nulla era cambiato. Mi sono sentita sola, in pericolo costante. Fino a quella sera nella nostra abitazione di Belpasso, quando mi ha colpito per uccidermi davanti agli occhi dei bambini”. L’ex compagno, Giuseppe La Rosa, oggi 31 anni, è stato arrestato per tentato omicidio pluriaggravato e lo scorso novembre è stato condannato a quindici anni di carcere.
“Era diventato aggressivo, poi l’escalation”
“Siamo cresciuti insieme – continua la 26enne – abbiamo avuto due figli, ma era diventato aggressivo, geloso, possessivo e aveva problemi di tossicodipendenza. Il nostro rapporto si era deteriorato, cercava in ogni modo di colpevolizzarmi. Ha distrutto il mio telefono, tentava di controllarmi. Una sera ha minacciato di picchiarmi se non me ne fossi andata lasciando i miei figli con lui. A quel punto ho deciso andare da mia sorella e di rivolgermi ai carabinieri. Mi aspettavo venisse allontanato, ma in quel momento nulla è cambiato”.
“Mi impediva di uscire”
Selenia racconta di avere poi ricevuto un messaggio dall’ex: “Mi scriveva che sarebbe andato via e che sarei potuta tornare a casa per stare con i bambini. Mi era sembrato strano, ma avevo accettato sperando che avesse capito. In realtà ha continuato ad entrare nell’appartamento di nascosto. Prendeva il mio telefono e chiudeva la porta a chiave, impedendomi di uscire. Ero praticamente sequestrata”.
“Si procurò una bottiglia di benzina”
Un incubo durato una settimana e culminato in ulteriori minacce: “Si era procurato una bottiglietta piena di benzina, diceva che avrebbe incendiato tutto. Con una scusa sono riuscita ad andare da mio padre per chiedere aiuto. Lui mi ha poco dopo raggiunto, poi sono arrivati i carabinieri che hanno trovato la bottiglietta di benzina. L’hanno fatto andare via e ho creduto che a quel punto si sarebbe fermato”.
“Nascosto sotto il letto, poi le coltellate”
La situazione è invece precipitata il giorno dopo. “Sono andata a casa con mia sorella e i bambini e ho sentito una strana puzza di sigaretta. Mi sono recata in camera da letto, ho cercato ovunque. Ho alzato il materasso e lui era lì, rannicchiato nel vano contenitore. E’ uscito, voleva che andassi via con lui. Ero terrorizzata, sono andata in cucina, mia sorella ha chiesto aiuto al marito al telefono, sono stati contattati mio padre e mia nonna. Quando sono stati nominati i carabinieri il mio ex ha preso un grosso coltello e ha cominciato a colpirmi”.
La violenza davanti ai bambini
Momenti terribili che hanno preso vita davanti ai figli. Le urla disperate hanno attirato l’attenzione del vicino di casa. “E’ stato lui a bloccarlo. Il mio ex ha così gettato il coltello ed è scappato. Io ero in un lago di sangue – prosegue Selenia -. Mi ha colpito allo stomaco perforando l’intestino, sulla spalla, sul gluteo, sul polpaccio. Sono stata trasportata al Policlinico in condizioni gravissime. Sentivo che stavo letteralmente morendo. Il mio battito rallentava, il sangue usciva anche dalla bocca”.
Per quindici giorni in terapia intensiva
Per quindici giorni i familiari di Selenia hanno vissuto con la speranza appesa a un filo. “Sono nata una seconda volta – sottolinea la 26enne – ma porto addosso i segni indelebili della violenza che ho subito. Ho una cicatrice di trenta centimetri sull’addome e danni permanenti a un piede. Mi segue uno psicologo, mi impegno per superare i traumi che questa esperienza mi ha inevitabilmente lasciato. E allo stesso tempo cerco di insegnare ai miei figli ad amare la vita”.
“Non posso piombare di nuovo nel terrore”
La paura però c’è ancora. “Cosa farò tra quindici anni? Quando lui uscirà dal carcere dovrò nuovamente piombare nel terrore? Io voglio vivere più a lungo possibile per i miei figli. Parlo a nome mio, di Sara e di tutte le vittime di violenza, è ora di agire. Se non cambiano le leggi tutte noi siamo perennemente in pericolo”