CATANIA – Festa de “l’Unità”: Bersani smacchia Renzi. L’acclamazione finale dei giovani democratici al grido “c’è solo un segretario” è la ciliegina sulla torta della Festa nazionale de l’Unità. Messo da parte dai big richiamati dalle sirene della maggioranza, l’ex segretario dem è accolto da un buon successo di pubblico nonostante la pioggia battente. Alla vecchia guardia “non basta un sì”. Lo fa capire chiaramente Pierluigi Bersani, negando che ci siano state delle aperture per modificare l’Italicum, condicio sine qua non per ottenere il voto favorevole della minoranza al referendum. “Non voglio più sentire segnali di fumo, dichiarazioni verbali, diamo l’idea alla gente che stiamo pettinando le bambole”, spiega l’ex segretario rispolverando una della sue uscite più celebri. “Il governo e il Pd hanno fatto una scelta hanno votato l’Italicum, ci hanno messo la fiducia, e adesso non si può scoprire l’autonomia del Parlamento e non capire chi deve prendere l’iniziativa”, dice un Bersani ringalluzzito. L’ex ministro colpisce di fioretto e non fa sconti. “Il governo e il Pd prendano un’iniziativa visibile ed efficace per garantire che i senatori saranno eletti e che la legge elettorale venga radicalmente modificata”.
E’ un Bersani pacato ma che punzecchia nel merito e nel metodo il modus operandi del rottamatore fiorentino. “Non si possono radicalmente riformare le istituzioni e a consegnarle poi a una rappresentanza politica svilita – ha aggiunto – e pericolosamente deformante. Questo è il tema che pongo io, dopo di che non c’è problema, sono due anni mezzo che fanno senza di me”, argomenta. L’ex ministro non molla la presa e tenta contestualmente di difendersi dalla fuga a sinistra di D’Alema. “Non vedo cosa c’entri il governo e le dimissioni di Renzi di cui si è favoleggiato in tutti questi mesi: è giusto che i partiti dicano la loro, ma è altrettanto gusto che i cittadini davanti ai temi costituzionali si facciano un’opinione e decidano nel merito”. Anche perché una cosa è il governo, un’altra la Costituzione. E qui viene in aiuto la storia. “Quando si fece la Costituzione si ruppe un governo non qualsiasi: quello che ci portò fuori dal fascismo. Eppure la Costituzione andò avanti”. Il sì di Bersani non c’è, con buona pace di chi ha organizzato una festa del sì e della location: una città governata da un sindaco renziano. L’acclamazione finale dei Gd fa il resto. Mai sottovalutare “i gufi”.