Bianco spinto da alleati e sondaggi |Possibili dimissioni per le Regionali - Live Sicilia

Bianco spinto da alleati e sondaggi |Possibili dimissioni per le Regionali

Il sindaco di Catania potrebbe lasciare per candidarsi a Palazzo d'Orleans. Ma nel Pd parte la controffensiva. Scetticismo a Palermo.

Centrosinistra
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PALERMO – Le prossime ore saranno cruciali. Enzo Bianco ha tempo fino a lunedì mattina per prendere “la” decisione. Ossia dimettersi anzi tempo da sindaco di Catania per potere correre come candidato del Pd alla presidenza della Regione. Tra domani e dopodomani l’ex ministro dell’Interno a quanto si apprende dovrebbe incontrare Lorenzo Guerini a Roma, in un meeting in cui Bianco spera alla fine possa esserci anche Mattero Renzi. Da quello che emergerà in quel faccia a faccia, dipenderà la scelta del sindaco, con il possibile azzardo delle dimissioni anticipate che porrebbero il liberal del Pd in corsa per la candidatura a Palazzo d’Orleans.

Spinto dagli alleati

Se è vero che Bianco dentro il Pd guida una corrente super light, è anche vero che negli ultimi giorni i primi sponsor della sua candidatura si sono visti fuori dal Pd. Cioè tra quei centristi catanesi con cui i dem puntano a costruire una coalizione per le regionali. Il tandem Firrarello-Castiglione, raccontano, è più che convinto dell’opzione Bianco e sta spingendo al massimo in queste ore. Così come il centrista Giovanni Pistorio, che sarebbe in sintonia con il leader Gianpiero D’Alia.

Lo scacchiere di Bianco

C’è voglia di Bianco al centro, insomma. E nel Pd? La cosa qui si fa più complicata. Al sindaco candidato guarderebbe di buon occhio Anthony Barbagallo, che su Catania è il pilastro orientale di Areadem, la corrente che Giuseppe Lupo guida da Palermo. Barbagallo è sempre stato alleato leale di Bianco e i suoi contatti con il sindaco sono frequenti e intensi. Ma anche la sinistra del partito, o quella che lo era prima del rimescolamento dell’ultimo congresso, ha sempre dialogato bene con Bianco. Dalla Cgil ai cracoliciani di stretta osservanza. Certo, nel frattempo lo stesso Cracolici ha maturato l’idea di una sua corsa personale, ma dentro il Pd c’è chi immagina che da quell’area potrebbe arrivare una sostanziale desistenza. Già nei giorni scorsi era circolata la notizia, poi non ufficializzata, della promozione del braccio destro di Bianco Francesco Marano a vice regionale di Raciti (eventualità contro cui aveva protestato il coordinatore della mozione Emiliano Pino Apprendi). Segnali.

Il sondaggio

Tanto più alla luce di un sondaggio che circola in questi giorni e di cui oggi ha scritto La Sicilia, ricostruendo in una paginata il contesto che si muove attorno al sindaco. Il sondaggio, che sarebbe finito sulle scrivanie del Nazareno, rivelerebbe che Bianco è di gran lunga il papabile candidato di centrosinistra più popolare, con un 37 per cento di consensi, più che doppio del 16 di Rosario Crocetta. Staccatissimi Cracolici e Davide Faraone fermi al 5. Dati che a Palermo, per la verità, vengono accolti con un certo scetticismo. Tanto più che del sondaggio null’altro è dato sapere (committente, istituto, campione sondato e via dicendo).

La difesa siciliana dei renziani

Non avrebbe gradito Davide Faraone. Che da un pezzo gira la Sicilia organizzando pensatoi e pianificando una candidatura “renziana”. O meglio “faraoniana”, insomma, riconducibile a quella corrente originaria del renzismo siculo (oggi affollatissimo) che si è riunito qualche settimana fa a pranzo con il segretario in un ristorante romano. Dove Bianco, renziano atipico da quel dì, non c’era.

Raccontano gli avversari interni che da quell’area del partito, avvertita l’effettiva consistenza dell’ipotesi Bianco, sarebbe partito in queste ore un fuoco di fila di telefonate, tra la Sicilia e Roma, per stoppare tutto. All’asse Palermo-Catania tra Faraone e Luca Sammartino l’idea del sindaco-candidato non piace, raccontano. Anzi, da quelle parti si sottolinea come Bianco sia addirittura rimasto fuori dalle liste renziane al congresso e come due suoi assessori-fedelissimi abbiano scelto per il 30 aprile i due sfidanti del segretario. Anche i para-renziani fuori dal Pd di Sicilia Futura tiferebbero per altro genere di epilogo. Ma da Catania un pezzo da novanta del partito fa notare che Bianco ha un’ottima interlocuzione diretta e proficua con Luca Lotti, da sempre referente nazionale degli uomini di Totò Cardinale.

L’ipotesi primarie

Insomma, tra chi spinge e chi frena, la partita di Bianco ha un finale tutt’altro che scontato. Al sindaco restano quattro giorni per prendere una decisione sulle sue eventuali dimissioni anticipate. Se non lo farà, non potrà candidarsi a Palazzo d’Orleans. Se invece deciderà di tentare, la sua candidatura piomberà come un macigno sul dibattito interno al Pd. “Se fa una scelta di coraggio come quella metterà il partito alle strette”, prevede un deputato regionale dem. Non è detto comunque che una scelta di quel tipo bypasserebbe le primarie di coalizione che tutti, da Raciti a Faraone, da Crocetta a Lupo, dicono di volere.

E anche per questo a Palermo si guarda con un certo, diffuso scetticismo all’operazione e agli entusiasmi catanesi. “Nessuno ha chiesto a Bianco di candidarsi. Meno che mai Renzi che non potrebbe farlo prima del congresso. Se davvero lui si dimettesse potrebbe solo partecipare alle primarie”, sintetizza tranchant un deputato della maggioranza. A quel punto, ai gazebo, la candidatura dell’attuale sindaco di Catania potrebbe rischiare di essere quella più accreditata per saldare al massimo il patto con gli alleati. Basterà questo a convincere l’ex ministro a lasciare il certo per l’incerto?


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