La lezione sussurrata dalle antiche mura del “Barbera” è di quelle da tenere a memoria, perché sarà sempre valida. Il Palermo è una costruzione discutibile in difesa, bisognosa di puntelli a centrocampo, ma portentosa in attacco. Può contare su due fuoriclasse già pronti, Pastore ed Hernandez. Il terzo, Miccoli, tornerà un giorno. Maccarone e Pinilla sembrano due ottimi rincalzi. Dietro, le note dolenti, con un Glik spaesato e un Munoz tutto da scoprire. A mezzocampo chi darà il cambio al bravo eppur ormai vegliardo Liverani?
Stiamo parlando di Palermo-Maribor e dell’oro di un tre a zero che luccica soprattutto per un gran secondo tempo con un avversario in dieci. Oziose domande iniziali: il pubblico risponderà all’appello dell’Euroleague? Varrà la pena l’avere interrotto per una sera le ferie dei giornalisti che – stante la crisi dell’editoria – si consumano tra le panchine del Giardino Inglese, a contender le molliche ai piccioni? La risposta si coagula in due rutilanti e roboanti sì.
Bel pubblico, tanto, appassionato e affettuoso. Il Maribor, però, non ci sta a mettere subito la testa sotto la mannaia. Tignosissimo quattro quattro due, con l’esterno destro a tagliare in attacco, discreto centrocampo, pacchetto arretrato da rivedere. Il collega giornalista sloveno di fianco in tribuna sussulta e non crede ai suoi occhioni cerulei. Nei primi minuti i suoi si presentano a tu per tu con Sirigu due volte. E divorano senza ritegno. Il brasiliano di complemento (?) Tavares tira alto a rete sguarnita. L’altro, il compare d’attacco, lo imita, col portierone rosanero vanamente proteso. Il Palermo, all’alba della gara, balbetta calcio al cospetto degli ordinati corsari del’Est. Poi, accade ed è un presagio. Forse vedremo molte partite così: squadra sonnacchiosa e rattrappita fino alla scintilla dei suoi fuoriclasse. Il sonno apparente, allora, è finta, calcolo, o necessità?
Hernandez mette la quinta, il portiere altrui lo atterra. Solare il rigore, solare l’espulsione. Cambia la trama, cambia tutto. In porta ci va un ragazzino tremebondo e raccoglie nel sacco il penalty di Maccarone, quando manca poco all’intervallo. Due minuti appena ed Hernandez saetta. Il tiro non è irresistibile. Il ragazzino sloveno inopinatamente si affloscia. Due a zero. Con la doppia goduria e quelli in dieci, i rosanero nella ripresa fanno sconquassi che non si tramutano in cinque o sei gol, perché il portierino indispettito si mette a parare e per un filo di leziosa superbia. Nocerino e Cassani imitano i solerti e sciagurati Carneadi nemici del primo tempo. Pastore prende palla, a un certo punto, va dritto e ne dribbla due, come bere acqua nel bicchiere. Sventola sinfonica all’incrocio. Ormai sono tre. C’è spazio per una grande parata di Sirigu sull’ultimo avversario che non si arrende. Quasi gol di Pinilla, sventato da un maledetto difensore che riesce nell’impresa di parare il pallone con la testa.
Il ritorno sarà dolce e la morale è consolante. Il Palermo, davanti, ha un tesoro. Con una buona armonia ovunque e con qualche rinforzo si potrà stupire il mondo.
Ps. Qualcuno vada a soccorrere il collega sloveno svenuto in tribuna, con gli occhioni cerulei semichiusi…