Bimba nata morta al Civico | Non fu malasanità, caso archiviato - Live Sicilia

Bimba nata morta al Civico | Non fu malasanità, caso archiviato

L'ospedale Civico di Palermo

Era stata la giovane coppia di genitori a presentare un esposto in Procura dopo avere visto finire in tragedia il loro sogno di diventare genitori.

PALERMO - IL CASO
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PALERMO – Nessun caso di malasanità, ma un evento “imprevisto e imprevedibile”. Non fu colpa dei medici se il feto di una bambina, nell’ottobre scorso, nacque morto all’ospedale Civico di Palermo. Si chiude con l’archiviazione l’inchiesta nei confronti di tre medici dell’ospedale palermitano. Era stata la giovane coppia di genitori a presentare un esposto in Procura dopo avere visto finire in tragedia il loro sogno di diventare genitori.

La bimba nacque morta a causa di un’insufficienza placentaria provocata da un problema al cordone ombelicale. La mamma si era recata di notte al pronto soccorso del Civico, insieme al marito e alla madre. Le si erano rotte le acque. L’ultimo tracciato, effettuato a settembre, non aveva fatto emergere alcuna anomalia. La gravidanza era ormai arrivata al nono mese. Durante l’attesa al triage si verificarono delle perdite ematiche. Alle 7 del mattino non c’era più il battito della bambina.

Il giudice per le indagini preliminari Guglielmo Nicastro ha escluso la responsabilità di Giuseppe Scaglione, Domenico Incandela e Roberto Buonasorte. Alla base dell’archiviazione c’è la perizia di due esperti, i quali hanno concluso che ”i sanitari che avevano assistito la madre durante la gravidanza si erano attenuti alle norme deontologiche e alle regole della buona pratica medica; che del pari non sono risultate censurabili le condotte dei sanitari che avevano prestato assistenza per il parto e la degenza al Civico Di Cristina fatta eccezione per un un intervallo di tempo”.

Secondo i periti, infatti, tra le 22.58 della sera e le 7.32 della mattina, giorno in cui avvenne la morte, ci fu un “inusuale mancato controllo della gestante”. Nonostante ciò, però, le condotte colpose sono state escluse sia “per l’impossibilità di stabilire con certezza se al momento dell’omesso controllo il feto era ancora vivo e se un intervento immediato avrebbe avuto una qualche probabilità di mutare l’esito letale”. Inoltre “con ragionevole probabilità vi sarebbero comunque state scarse possibilità di intervento per mutare in modo ragionevolmente efficace la conclusione della gravidanza”. La patologia, dunque, era impossibile da diagnosticare e prevedere”. Da qui l’archiviazione per i medici difesi dagli avvocati Giuseppe Raimondi, Fabrizio Biondo, Antonino Ganci e Giuseppe Rizza.

 


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