Il ddl blocca-nomine alla fine, verrà votato dall’Aula. L’ha deciso l’Ars, che ha incardinato il ddl e successivamente fissato il voto degli articoli a martedì prossimo. Entro lunedì, i deputati potranno presentare i propri emendamenti.
A nulla è servito, in questo senso, l’intervento del presidente della Commissione affari istituzionali Riccardo Minardo: “La decisione di Cascio di fissare il ddl all’ordine del giorno è una forzatura”, ha detto in Aula. Ma non s’è limitato a questo. Il presidente della Commissione nella quale, di fatto, è stato bocciato il ddl blocca-nomine, attraverso il voto a un emendamento che sopprimeva l’intera norma, ha addirittura sollevato problemi di costituzionalità del testo: “La Corte costituzionale – ha detto – s’è già espressa in maniera negativa nei confronti di disegni di legge di questo tipo”. Ma non solo. Minardo ha ripreso una circolare proprio del presidente dell’Ars Francesco Cascio, per rispondere alle accuse, sollevate ieri soprattutto dal capogruppo del Pd Antonello Cracolici, di aver consentito il voto dell’emendamento nonostante non ci fosse il numero legale in commissione.
“La circolare di Cascio – ha detto infatti Minardo – afferma che il numero legale è ‘presunto’. Il presidente deve verificarlo solo in rari casi, indicati dalla circolare stessa. Casi che non si sono ravvisati nel voto al ddl blocca-nomine”. Per Minardo, quindi, “l’iter del blocca nomine va considerato concluso. E fissarlo all’ordine del giorno è solo una forzatura del presidente Cascio al regolamento dell’Ars”.
Ma l’intervento non ha sortito alcun effetto. Il presidente facente funzione Santi Formica, infatti, ha posto in votazione il passaggio all’esame degli articoli del ddl. I deputati hanno deciso che il testo andrà esaminato dall’Aula. Quasi certamente martedì. Quando, però, l’Mpa solleverà addirittura la questione di costituzionalità della norma. “Chiederemo – ha detto infatti il capogruppo Nicola D’Agostino – l’inammissibilità della discussione a causa della palese incostituzionalità del ddl. Un testo che va, tra l’altro, contro il buon senso. Si può mai pensare di chiedere – ha aggiunto – a un governo di non rinnovare i vertici di importanti organismi addirittura 180 giorni prima della fine della legislatura? E’ assurdo”.
Il ddl, infatti, presentato dai deputati del Cantiere popolare afferma che “nei centottanta giorni precedenti la scadenza naturale della legislatura, al fine di assicurare una corretta e trasparente propaganda elettorale e consentire il buon andamento della pubblica amministrazione ed un risparmio erariale, è fatto divieto assoluto di procedere a nomine inerenti agli enti e gli uffici di cui all’articolo 1 della legge regionale 10/2000 (gli enti legati alla Regione, ndr) e le aziende sanitarie. Le disposizioni di cui al comma 1 trovano altresì applicazione per tutti gli enti, le autorità e gli organismi che comportano nomine provenienti dal Governo regionale, dal Presidente della Regione e dagli assessori regionale anche per delega”. Su questo testo, l’Aula si esprimerà martedì. E la maggioranza a favore sembra ampia e trasversale.