Dito puntato contro Ciancimino jr | Il pm: tante contraddizioni - Live Sicilia

Dito puntato contro Ciancimino jr | Il pm: tante contraddizioni

Il processo sulla strage di via D'Amelio.

Via D'Amelio
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CALTANISSETTA – “Il depistaggio sulla strage di via D’Amelio è un dato ormai acquisito. Le dichiarazioni del pentito Gaspare Spatuzza sono state dirompenti, hanno consentito di aprire una nuova stagione giudiziaria e hanno sgretolato le certezze arrivate dai precedenti processi per l’attentato del 19 luglio ’92 che avevano resistito a tre gradi di giudizio. A lui si deve la genesi di questo processo”. Così il procuratore aggiunto Gabriele Paci ha aperto poco fa la requisitoria nel quarto processo per la strage di via D’Amelio del 19 luglio ’92, in cui morirono il magistrato Paolo Borsellino e cinque agenti di scorta. Davanti alla accorte d’assise nissena sono imputati per strage Salvo Madonia e Vittorio Tutino e per calunnia i falsi pentiti Vincenzo Scarantino, Francesco Andriotta e Calogero Pulci. “Gli ex pentiti che avevano fornito false dichiarazioni – ha aggiunto il Pm – hanno ammesso la loro colpa, ma a loro nulla si deve perché la loro confessione non è stata spontanea ed è arrivata quando era ormai certa l’esistenza del depistaggio e abbiamo il sospetto che tale depistaggio non sia stato l’unico”.

“Massimo Ciancimino, non rispondendo in questo processo, ha tolto qualcosa al compendio probatorio che avremmo potuto analizzare nel contraddittorio delle parti. Si è trattato però di una sua scelta legittima visto che è un imputato di reato connesso, sebbene qualche illuminato abbia sostenuto che noi volevamo zittirlo. Ma i processi siamo abituati a farli seguendo il codice”. Lo ha detto il pm Stefano Luciani, che sta analizzando gli elementi sulla presunta trattativa Stato-mafia connessi con la strage di via D’Amelio, nella requisitoria del quarto processo sull’attentato del 19 luglio ’92. Luciani ha sottolineato le numerose contraddizioni contenute nelle dichiarazioni rese da Massimo Ciancimino quando è stato ascoltato dalla Procura nissena, soprattutto sull’identificazione del fantomatico agente dei servizi segreti, il signor “Carlo Franco” e anche la parziale attendibilità dei documenti consegnati da Ciancimino. “L’unico documento che possiamo considerare utilizzabile è il cosiddetto contro-papello” ha detto il pm Luciani. Si tratta di un elenco che sarebbe stato scritto da Vito Ciancimino in cui riprendeva le richieste contenute nel papello, cioè le richieste allo Stato fatte da Totò Riina perché la mafia fermasse la strategia stragista. (ANSA).

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