Borsellino, 'mafia e appalti', agenda rossa: il verbale di Giammanco

Borsellino, ‘mafia e appalti’, l’agenda rossa: il verbale inedito di Giammanco

L'ex procuratore negò di avere chiamato a casa del magistrato la mattina della strage

È un verbale inedito. Il 16 agosto 2017 i pubblici ministeri di Caltanissetta Lia Sava e Gabriele Paci convocarono l’ex procuratore di Palermo Pietro Giammanco, deceduto nel 2018, nella caserma dei carabinieri di Cinisi per ascoltarlo come persona informata sui fatti. I “fatti” erano e sono quelli tragici della strage di via D’Amelio.

La telefonata del 19 luglio negata

Il verbale di Giammanco, anticipato in un servizio della Tgr Sicilia, è pieno di “non ricordo”. L’ex capo dei pm, allontanato da Palermo dopo le stragi del ’92, otto anni fa respinse i sospetti sul suo comportamento.

Il verbale contiene anche una smentita clamorosa. “Non è vero che il 19 luglio 1992 (giorno della strage di via D’Amelio ndr) di mattina telefonai a casa Borsellino per dirgli che da quel momento avrebbe avuto la delega su Palermo. Questa cosa non risponde a verità”, disse Giammanco.

Aveva l’obbligo di dire la verità, eppure la sua versione contraddice il lucido ricordo di Agnese Piraino Leto, la vedova di Paolo Borsellino. La donna, deponendo in aula nel 1995, disse senza esitazione che il marito “alle 7 di mattina aveva ricevuto una strana telefonata, il procuratore l’aveva chiamato perché gli doveva dare la delega delle indagini sulla mafia di Palermo”. La telefonata aveva “turbato moltissimo” Borsellino.

Giammanco negò altre circostanze: “Non risponde al vero che Borsellino si sia da adirato con me per non avere appreso di una notizia che parlava di un attentato a lui stesso e all’onorevole salvo andò. Si tratta di circostanza assolutamente non veritiera”. “I miei rapporti con Borsellino erano ottimi”, ribadì più volte.

Opposti sono anche i ricordi di Manfredi Borsellino. La telefonata alle 7 di mattina ci fu e “l’allora procuratore di Palermo gli disse che dopo una notte insonne aveva deciso di affidargli il coordinamento delle indagini su Palermo. E aggiunse: ‘Con questa decisione la partita è chiusa’. Mio padre gli rispose: ‘No, adesso, la partita è aperta’”. Ed invece Borsellino non ebbe il tempo di attivarsi. Poche ore dopo il suo corpo e quello degli uomini di scorta furono dilaniati dal tritolo.

L’amico che “ha tradito”

Borsellino sapeva di essere stato condannato a morte da Cosa Nostra. “Non posso credere che un amico possa avermi tradito”, disse due giovani colleghi che erano andati a trovarlo in Procura, a Palermo, poco prima della strage. Quei due colleghi sono il giudice Alessandra Camassa e Massimo Russo che lo hanno raccontato nel corso dei processi.

Sul punto Giammanco mise a verbale: “Non posso sapere o ipotizzare chi sia stato l’amico che lo ha tradito e non ho elementi di fatto per ipotizzare chi possa avere tradito Borsellino”.

Mafia e appalti

Ci sono domande anche sul dossier “mafia e appalti” al centro delle nuove indagini della Procura di Caltanissetta, secondo cui l‘inchiesta sarebbe stata “dolosamente” chiusa in fretta. Giammanco viene ritenuto l’istigatore dell’operazione che portò all’insabbiamento delle indagini.

“L’archiviazione del fascicolo ‘mafia e appalti’ venne scritta da Scarpinato (Roberto Scarpinato, oggi senatore ndr) e Lo Forte (Guido Lo Forte ndr) nel luglio 1992. Non ricordo di un interessamento di Borsellino in quel fascicolo – spiegò Giammanco nel 2017 -. Ricordo però che ne discutemmo a lungo in Dda. Il rapporto ‘mafia e appalti e Falcone lo riceve nel febbraio ’91 e me lo consegnò prima di andare via senza commenti ma dicendomi ‘adesso ci pensi tu’. Secondo il Ros con quel rapporto si sarebbe messo dentro mezzo mondo. La Procura ne trasse invece un’associazione per delinquere finalizzata ad influenzare appalti. Mai abbiamo presagito che ci fossero intercettazioni su politici altisonanti. Il dottor Borsellino non mise bocca sull’archiviazione ‘mafia e appalti’ né su quella vicenda in generale.

Infine tre passaggi che vanno sottolineati nel verbale di Giammanco: “Non ricordo che Borsellino avesse l’agenda di colore rosso”; “Stimavo Arnaldo La Barbera” (il poliziotto che guidava le indagini sulle stragi e che confezionò il depistaggio del finto pentito Scarantino); “Dopo la morte di Falcone, Borsellino non chiese di fare indagini particolari, lui non aveva problemi a fare tutte le indagini che voleva”.


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