PALERMO – Alcune condanne diventano definitive, altre sono state annullate con rinvio e si dovrà celebrare un nuovo giudizio di appello. Ci sono pure due scarcerati. Approda in Cassazione il processo nato dalla maxi inchiesta Halycon-Assedio del 2019. Il blitz fece emergere gli intrecci tra mafia, politica, imprenditoria e massoneria a Licata, in provincia di Agrigento.
Le condanne annullate
La suprema corte ha annullato le condanne a 8 anni ciascuno inflitte a Lucio Lutri, funzionario del dipartimento regionale all’Energia ed ex gran maestro della loggia massonica “Pensiero e azione” (accusato di concorso esterno in associazione mafiosa), e al farmacista Angelo Lauria. Entrambi sono stati scarcerati dalla Corte di appello per scadenza dei termini. Erano difesi dagli avvocati Giovanni Rizzuti, Salvino Mondello, Vincenzo Giambruno, Giuseppe Di Peri, Valerio Spigarelli e Franco Coppi.
Annullate le condanne di Raimondo Semprevivo (solo per la quantificazione della pena, in appello aveva avuto 9 anni per mafia) e Giuseppe Puleri (in appello 8 anni, con l’accusa di fare parte della famiglia mafiosa di Campobello di Licata, si dovrà valutare l’applicazione delle attenuanti generiche).
Le pene definitive
Diventano definitive le condanne inflitte al capomafia di Licata, Angelo Occhipinti (20 anni e 4 mesi in continuazione con una precedente condanna), Angelo Graci (2 anni e sei mesi per favoreggiamento), Giovanni Mugnos (8 anni e 10 mesi, era l’alter ego di Giovanni Lauria), Giacomo Casa (8 anni per mafia), Marco Massaro (2 anni e 4 mesi per favoreggiamento) e Vito Lauria (8 anni per mafia al figlio del boss Giovanni). Confermato il risarcimento dei danni in favore della parti civili: Cgil, Centro Studi Pio La Torre e Sicindustria.