PALERMO – Non ha ancora un nome e cognome il giovane che ieri sera ha perso la vita in via Salemi, a Brancaccio, in seguito ad un incidente stradale. Lo schianto tra la sua bici elettrica ed una Fiat Punto, avvenuto all’angolo con via Cirincione, si è rivelato violentissimo e l’ha ucciso sul colpo. Per diverse ore, dopo la constatazione del decesso e una prima ispezione cadaverica eseguita dal medico legale, la polizia municipale ha tentato di rintracciare familiari o conoscenti del ragazzo, dall’apparente età di 22 anni e presumibilmente di origine tunisina.
Ogni tentativo è caduto finora nel vuoto, il giovane non aveva addosso alcun documento di riconoscimento, né telefono cellulare. Impossibile risalire alla sua identità tramite il mezzo su cui si trovava, un bicicletta elettrica senza pedali che non prevede alcun contratto di assicurazione. Nella zona, inoltre, nessuno sembra averlo riconosciuto: molti residenti hanno chiesto informazioni e dettagli sulla vittima, ma a quanto pare il ragazzo non abitava nel quartiere.
Informazioni che arrivano col contagocce al comando della polizia municipale, dove l’Infortunistica sta tentando di districare una matassa da cui emergerebbe un nome ancora da accertare. Per questo anche oggi gli investigatori stanno cercando di mettersi in contatto con eventuali parenti in città del ciclista. Nel frattempo la salma è stata trasferita all’istituto di Medicina legale del Policlinico, in attesa del riconoscimento e di un’identità che resta ancora nel mistero.
Anche la dinamica dello schianto appare attualmente poco chiara. Il mezzo elettrico del ragazzo si è scontrato con una Fiat Punto verde guidata da un 38enne palermitano, ma resta da accertare come sia avvenuto l’impatto. In base a quanto accertato dagli agenti che sul posto hanno chiuso il tratto di strada ed effettuato i rilievi, il giovane non indossava il casco: il suo utilizzo non è infatti previsto nel caso delle bici elettriche, mezzi sui quali ormai da mesi si concentrano i controlli della polizia municipale, che invita “ad una maggiore sensibilizzazione sia di chi le acquista e di chi le vende”.
Spesso, infatti, le biciclette a pedalata assistita vengono modificate ed utilizzate come veri e propri ciclomotori, diventando irregolari. Un mezzo elettrico raggiunge solitamente la velocità massima di 25 chilometri orari, ma se viene modificato riesce ad arrivare al doppio.