Caro direttore,
vorrei raccontarle una storia di presunti mafiosi, presunti brogli e presunti corrotti.
Comincerei da me.
La mattina dell’8 novembre 2014 scoprii di avere vinto le elezioni del 2007 a Sindaco di Palermo in danno del mio amico Leoluca Orlando Cascio perché i verbali di 192 sezioni su 600 erano stati manipolati dalla mafia.
I verbali vengono redatti in due copie ed inseriti in due diverse buste sigillate con tanto di timbro e firme del Presidente e degli scrutatori. Come lei certamente saprà, le buste vengono consegnate dal Presidente del seggio ad un delegato del Comune presso il seggio OPPURE da lui personalmente al Comune o da due scrutatori da lui delegati.
Nei verbali di quelle sezioni non erano indicati né il delegato del Comune né gli scrutatori delegati dal Presidente alla consegna. Io, che sono poco intelligente, ho pensato: dov’è il problema? Saranno stati ovviamente consegnati dal Presidente personalmente. Orlando, che invece è molto intelligente, disse che erano stati manipolati dalla mafia.
La cosa davvero bizzarra fu che, stranamente, nel 2014, dopo sette anni dal ricorso, un solerte magistrato, tale Filoreto D’Agostino, Presidente e relatore, (sono giorni in cui ho notato che, oltre che dentro i palazzi di giustizia, ‘alcuni magistrati’ si sono dimostrati davvero solerti anche fuori, a danno di altri magistrati seri, perbene e silenziosi) in una sentenza che doveva solo dichiarare cessata la materia del contendere, si inventò il concetto di “procedimento perplesso”, che avrebbe addirittura portato ad una “probabilità di inquinamento della documentazione versata”.
Fatto davvero insolito da cui il povero Leoluca, che è una mente raffinata sempre in attività, ricavò, a suo modo, di essere stato davvero raggirato e dichiarò: “Mi assumo la piena responsabilità di affermare che tutto questo è stato organizzato da una vera e propria organizzazione di stampo mafioso”.
Mise addirittura nero su bianco questa sua idea e la mandò al Procuratore Agueci, al Presidente del Consiglio, al Ministro della Giustizia, al Ministro dell’Interno, al Presidente del Senato, al Presidente della Camera dei Deputati, al Presidente della Commissione Parlamentare antimafia e al Segretario Generale delle Nazioni Unite.
Dico sul serio, non è uno scherzo. Non contento, fece una conferenza stampa e queste dichiarazioni vennero riprese da oltre trenta testate tra carta stampata, giornali online e blog.
Pensi direttore, il suo giornale titolò: “Orlando: Brogli mafiosi alle amministrative 2007”.
Allarmato per avere vinto le elezioni grazie ad una organizzazione di stampo mafioso e conoscendo il mio amico Leoluca che, quando si parla di lotta alla mafia, minchiate non ne dice (certo a tutti ogni tanto può accadere di dirne una), dissi pubblicamente che volevo, come lui, vederci chiaro e lo invitai a presentare un esposto alla Procura a firma congiunta.
Niente, non mi diede conto. D’altro canto, perché avrebbe dovuto? Il giocattolo era suo, io volevo giocare senza essere stato invitato e, per di più, nella sua visione, dovevo essere io l’abusivo e lui la vittima.
Decisi allora di non aspettare e l’esposto lo presentai io.
Dopo qualche anno l’inchiesta, su richiesta del PM, è stata archiviata e nella nota della Digos si legge: “Si trasmette l’esito dell’attività di indagine esperita da questa divisione dalla quale non emerge alcun elemento investigativo che possa dimostrare qualsivoglia infiltrazione di organizzazione mafiosa nella competizione elettorale indicata”.
Niente da fare, pare proprio che le elezioni del 2007 si siano svolte legittimamente, nessuna organizzazione mafiosa le ha manipolate, nessun procedimento perplesso e nessun inquinamento. È successo quello che succede in tutte le competizioni elettorali: uno vince e uno perde anche se si chiama Leoluca Orlando Cascio.
Certo, io posso capire che uno come lui, che le ha proprio buscate di santa ragione (oltre 31.000 voti di differenza), non l’abbia presa bene.
Le posso dire, direttore? È meglio che se ne faccia una ragione, però, c’è di peggio nella vita.
Pensi, direttore, che dispiacere si starà prendendo per questa brutta storia dei presunti corrotti. Lui che è così attento alla legalità sarà rimasto esterrefatto quando avrà scoperto che Arcuri, a cui per trent’anni aveva affidato le chiavi del Comune, in realtà le chiavi le aveva date a Li Castri. Chi è Li Castri? Uno che è stato arrestato qualche mese fa per corruzione e che il Giudice nel suo provvedimento descrive come una sorta di plenipotenziario che “continuava ad avere al di là degli incarichi formalmente rivestiti un inusitato potere decisionale in relazione all’intera organizzazione comunale”.
Io non ne so molto, ho letto quello che hanno riportato i giornali e non me la sento di fare affermazioni avventate. A sentire Orlando, però, che, come dissi, è uno “sperto”, la cosa non è di poco conto. Li ha infatti definiti “protagonisti di un gravissimo episodio di corruzione consumato in danno dell’amministrazione comunale e della città”.
Direttore, scusi, questi però non sono tutti amici suoi? Arcuri non è stato da sempre il suo vice Sindaco?
Questo arch. Mario Li Castri non fu Orlando a nominarlo dirigente nel 2015 mentre era già stato rinviato a giudizio nel processo in cui fu poi condannato a due anni, in primo grado, per la lottizzazione abusiva di via Miseno?
È davvero difficile vedere un gatto nero in una stanza buia ed è impossibile se il gatto non c’è.
Orlando, quando si è trattato degli altri, spesso c’è riuscito.
Stavolta la stanza era illuminata ed il gatto era in bella vista, ma lui non se n’è accorto.