I brogli elettorali alle comunali del 2007 ci furono. Anche in appello regge l’accusa. Confermate in secondo grado le condanne dei quattro imputati. Si tratta di due candidati della lista “Azzurri per Palermo”, che sostenevano il futuro sindaco Diego Cammarata: Gaspare Corso, ex consigliere comunale che tentava nuovamente la scalata a Sala delle Lapidi, che ha avuto 4 anni e 6 mesi, e il suo compagno di lista, Vito Potenzano, primo dei non eletti alla Terza circoscrizione, condannato a 4 anni e 20 giorni di carcere. Confermata la condanna pure per i due presidenti di seggio infedeli: 3 anni e 20 giorni a Gaetano Giorgianni e 3 anni e 2 mesi per Giovanni Profeta, presidente della sezione 19 della Guadagna. Fu Giorgianni dopo l’arresto, avvenuto nel marzo 2007, a confessare gli imbrogli alla sezione 460 del quartiere Cruillas. Raccontò al pubblico ministero Maria Forti di quelle 450 schede contraffatte finite nelle urne delle amministrative in cambio di un posto di lavoro.
Nelle due sezioni incriminate i risultati furono dichiarati nulli. La seconda sezione della Corte d’appello, presieduta da Daniele Marraffa, ha confermato anche la condanna per gli imputati al pagamento di una provvisionale di 1000 euro ciascuno, a titolo di risarcimento danni, per le parti civili: Fabrizio Biondo e Manfredi Lombardo, allora candidati nella lista “Sindaco Orlando” (assistiti dagli avvocati Francesco e Andrea Crescimanno), i consiglieri comunali del gruppo “Un’altra storia” Antonella Monastra e Nadia Spallitta (avvocato Maurizio Cicero), gli esponenti dell’Italia dei valori Fabio Giambrone, Fabrizio Ferrandelli, Cesare Mattaliano, Aurelio Scavone e Leoluca Orlando (avvocati Armando Sorrentino, Marcello Consiglio, Maurizio Cicero ed Enrico Sorgi).
Ce n’è abbastanza per esultare, dicono all’Italia dei Valori. “Dopo quattro anni giunge, finalmente, la sentenza penale di conferma dei brogli che si sono consumati durante le operazioni di spoglio alle elezioni comunali di Palermo del 2007” scrivono Leoluca Orlando e Fabio Giambrone: “Una conferma che costituisce anche un monito a tutti i soggetti politici e sociali, che operano nella nostra città, sui pericoli reali di grave inquinamento del voto al fine di provocare il sovvertimento della volontà popolare”. Esultare sì, ma non del tutto visto che, ricordano Orlando e Giambrone “Il Tar di Palermo, che pure aveva raccolto tutte le informazioni e gli atti utili per giungere ad un pronunciamento circa la legittimità dell’intera fase elettorale e, conseguentemente, all’annullamento dei risultati e alla proclamazione di Leoluca Orlando Sindaco, ha preferito sospendere il procedimento amministrativo in attesa delle decisioni del Giudice penale. Adesso che la sentenza è stata emessa, a pochi mesi dalla fine dell’attuale consiliatura, non resta che attendere, comunque, la sentenza amministrativa e consegnare alla storia di Palermo una delle sue pagine più oscure ed inquietanti in cui i cittadini palermitani sono stati scippati del diritto alla legalità e al rispetto della loro volontà democraticamente espressa”.