Faraone: "Io presidente? Se me lo chiedono..." |Buttafuoco: "Cuffaro sta pagando per tutti" - Live Sicilia

Faraone: “Io presidente? Se me lo chiedono…” |Buttafuoco: “Cuffaro sta pagando per tutti”

Confronto sul palco di Villa Filippina, a Palermo, partendo dal libro del giornalista catanese Pietrangelo Buttafuoco, "Buttanissima Sicilia": "L'Isola è diventata periferia, il posto in cui non riusciamo a far accadere qualcosa". Montante: "Crocetta? Ha rotto dei meccanismi, ma nessuno ha tentato di ricostruirli". Il responsabile Welfare del Pd: "Basta pensare che tutto è antimafia". Il rettore Lagalla: "L'Autonomia, così com'è, protegge soltanto i privilegi". VIDEO: BUTTAFUOCO - MONTANTE - FARAONE/LAGALLA

Il dibattito
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PALERMO   Il presente e il futuro della Buttanissima Sicilia. E anche un po’ di passato. Quello in cui governava Totò Cuffaro: “In carcere per le colpe di tutti noi”. L’ennesima provocazione di Pietrangelo Buttafuoco piove nel pieno del dibattito organizzato a Villa Filippina. L’occasione, o la scusa, la presentazione del nuovo libro dello scrittore catanese. Presenti, insieme a Buttafuoco, anche il responsabile Welfare del governo Renzi, Davide Faraone, il presidente di Confindustria Sicilia Antonello Montante, il rettore dell’Università di Palermo Roberto Lagalla e il giornalista Peppino Sottile. ‘Padroni di casa’ i giornalisti Roberto Puglisi e Accursio Sabella, coordinatore e cronista parlamentare di Livesicilia.

Buttafuoco ha ribadito i concetti espressi in un testo che sta già facendo molto discutere. E soprattutto quello che rappresenta la chiave del libro: “La Sicilia rinunci all’autonomia. Crocetta si dimetta e Roma invii un commissario. È l’unica soluzione”.

Un’ipotesi respinta proprio da Faraone: “Chiedere un commissariamento significherebbe arrendersi. E io non voglio arrendermi. Dobbiamo mettere in campo riforme vere, incisive”. Ma lo sguardo è anche proiettato altrove. Al cronista che gli chiede se Faraone è disponibile a una candidatura alle prossime regionali, il deputato nazionale ammette: “Se mi convocano…”.

Respinge l’idea di commissariamento invece il presidente di Confindustria Sicilia Antonello Montante che ha anche affrontato il nodo di questo anno e mezzo di governo Crocetta: “Ha rotto dei meccanismi, ma nessuno ha tentato di ricostruirli. Prima di rompere il meccanismo sarebbe stato necessario trovare prima un modello costruttivo. Questo non è stato fatto. Ben vengano i Renzi in Sicilia. Chiunque arrivi, anche un Commissario dello Stato, con questi meccanismi, resterà buttanissimo”.

E ovviamente, sullo sfondo i temi della mafia e dell’antimafia. Della retorica e dell’identità. “Oggi la mafia – ha spiegato il rettore Lagalla – oggi segue il flusso di denaro e investimenti. Quello che mi preoccupa è l’atteggiamento di mafiosità che stenta a morire, di pochi prepotenti che soggiogano la maggioranza”. Poi il rettore sulla Scilabra: “Io non valuto singole persone. Le nomine sono pienamente nelle responsabilita’ del presidente della Regione. Posso dire che con questo governo il sistema universitario e’ coinvolto a singhiozzo. La Scilabra nel Senato accademico ha mostrato una certa vivacita’. Se questo viene valutato come elemento per una nomina assessoriale, beh questo e’ pienamente nella responsabilita’ del presidente della Regione”.

“Crocetta – ha insistito Buttafuoco – dovrebbe fare tre cose: avere il coraggio di dimettersi, portare un commissario severo, duro, un cattivissimo Cesare Mori, togliere lo Statuto speciale. Confindustria – continua – ha recitato una parte ancellare. Io sono cresciuto a pane e Bobby Sands, mi sono rotto le corna a favore della Sicilia, cosa sarebbe la Sicilia se fosse Sicilia”.

Ma sul futuro, poche illusioni. È Peppino Sottile a chiudere: “No, questa Sicilia, non ha più alcuna speranza”. Questa Sicilia. Questa Buttanissima Sicilia.

FINE DELLA DIRETTA

20.14 – A chi gli chiede se si candiderebbe alla presidenza della Regione, Faraone risponde così: “Se mi convocano vedremo….”

20.09 – Faraone e le anime del Pd siciliano: “Il commissariamento della Sicilia, lo ribadisco, sarebbe una resa. Dobbiamo cercare in Sicilia di essere ancora più riformisti rispetto a Roma. Purtroppo in Sicilia non abbiamo le carte in regola per potere chiedere a Roma. Noi litighiamo sulle candidature mentre si dovrebbe discutere su come spendere al meglio i fondi europei. Serve in Sicilia una classe dirigente rinnovata. Sulla debolezza si costruiscono i ricatti. Io vorrei trasmettervi un segnale di speranza. Noi ce la possiamo fare, non mi rassegno”.

20.04 – Ancora Buttafuoco rivolto a Faraone: “Davide, spiegaglielo a Renzi cosa è la Sicilia. E’ troppo preso nel suo piritollame chic, gli interessa più Gomorra che la nostra isola, spiegaglielo Davide”. Poi ancora, rivolgendosi a Faraone: “L’elezione di Crocetta non è corroborata dal 40 per cento di Renzi. Lui viene eletto dall’indifferenza dei siciliani. Ci dovete pensare voi caro Davide, voi ne dovete prendere atto”.

19.59 – Buttafuoco su Cuffaro: “Paga, sta pagando, la sua pena è già tutto. Lui in questo momento è in una cella. Lui è sempre Toto’, non Salvatore. Lui sta pagando per tutti. Anche per quelli venuti dopo, che si sono avvalsi dei suoi uomini, non c’è stata rottura da Cuffaro a Crocetta. La storia di Totè è la storia che dovremmo raccontarci guardandoci allo specchio. La Sicilia è così perche’ tutti noi siamo qui e lui è a Rebibbia”.

19.54 – Ancora Lagalla: “Oggi la mafia sta soprattutto altrove, segue il flusso di denaro e investimenti. Quello che mi preoccupa è l’atteggiamento di mafiosità che stenta a morire, di pochi prepotenti che soggiogano la maggioranza”. Poi il rettore sulla Scilabra: “Io non valuto singole persone. Le nomine sono pienamente nelle responsabilita’ del presidente della Regione. Posso dire che con questo governo il sistema universitario e’ coinvolto a singhiozzo. La Scilabra nel Senato accademico ha mostrato una certa vivacita’. Se questo viene valutato come elemento per una nomina assessoriale, beh questo e’ pienamente nella responsabilita’ del presidente della Regione”

19.48 – Il rettore dell’Università di Palermo, Roberto Lagalla: “Finalmente, grazie a Buttafuoco, sentiamo parlare con il cuore. La Sicilia, è un dato acclarato, è diventata assolutamente marginale. Ad oggi hanno imperato l’insostenibilità e l’irresponsabilità, ma anche il conformismo e la conservazione. A questo conformismo non si sottraggono spesso nemmeno i giovani, figli di esempi malati. La malattia complessiva di questa Sicilia risiede in un’Autonomia che va ripensata e riletta. Tende a proteggere i privilegi, assiste impotente alla fuga di giovani laureati resi competitivi dalle nostre università. I nostri giovani fuori dalla Sicilia sanno essere i migliori”

19.43 – Continua Faraone: “Se avessimo fatto alla Leopolda quello che dice Buttafuoco, non ci sarebbe oggi Renzi. La difesa dello Statuto siciliano è venuta perchè la Serracchiani ha difeso lo statuto del Veneto. La difesa del nostro Statuto non può venire dal Nord. Dobbiamo inserire il pacchetto Sicilia a livello nazionale”. Come è finita con il decalogo recapitato a Crocetta? “In questo momento c’è il cartello dei lavori in corso”, dice Faraone sorridendo.

19.34 – Davide Faraone, responsabile Welfare del Pd: “Sono contrario all’idea di commissariare la Sicilia, a prescindere da Crocetta. Viviamo ciclicamente l’assuefazione alla mafia e all’antimafia. Non dimentichiamoci che abbiamo avuto 15 anni di presidenti condannati per mafia. Quelli erano gli anni dell’assuefazione della mafia, del retrobottega per discutere sul tariffario delle cliniche. Invece di cercare sempre i momenti delle emergenze, vorrei che si uscisse dal tema del tutto è antimafia perchè così viene travolto chi fa antimafia seria”.

19.32 – Ancora il giornalista catanese: “Abbiamo bisogno di identità, non di retorica”.

19.21 – Secondo Buttafuoco “Crocetta dovrebbe fare tre cose: avere il coraggio di dimettersi, portare un commissario severo, duro, un cattivissimo Cesare Mori, togliere lo Statuto speciale. Confindustria – continua – ha recitato una parte ancellare. Io sono cresciuto a pane e Bobby Sands, mi sono rotto le corna a favore della Sicilia, cosa sarebbe la Sicilia se fosse Sicilia”.

19.16 – Ancora Buttafuoco: “La politica sino ad oggi ha soltanto smistato il traffico delle clientele. Perfino la mafia è diventato un problema secondario rispetto ai problemi della Sicilia, non,ci sono re nè regni, non c’è famiglia che non abbia un disoccupato in casa, in mezzo c’è il nulla incastrato nelle nostre coscienze. Chi si mette e mette mano alla realtà se l’unico bivio è essere ammazzato o arrestato. Della Sicilia non gliene frega niente a nessuno”.

19.13 – Buttafuoco: “Io non ho scritto nulla di nuovo. La Sicilia è diventata periferia, il posto in cui non riusciamo a far accadere qualcosa. Noi non abbiamo la normalita’ delle cose. Qualunque altra successione a Crocetta risulterà inutile, la Sicilia non si puo’ governare con il ricatto del consenso”.

19.09 – Il giudizio di Montante su Crocetta: “Ha rotto dei meccanismi, ma nessuno ha tentato di ricostruirli. Prima di rompere il meccanismo sarebbe stato necessario trovare prima un modello costruttivo. Questo non è stato fatto. Ben vengano i Renzi in Sicilia. Chiunque arrivi, anche un Commissario dello Stato, con questi meccanismi, resterà buttanissimo.

19.05 – Ancora Montante: “Non abbiamo sensi di colpa. Dopo la nostra svolta nessuna impresa è crollata, molte a livello nazionale si sono quotate in Borsa. Un’antimafia seria doveva continuare. Il nostro vero nemico in Sicilia è stata però la mafia dell’antimafia. Appena hanno capito che facevamo sul serio, lì si sono aperti i fuochi. I professionisti dell’Antimafia esistono quando la legalità non è applicata”

19.01 – Antonello Montante, presidente di Confindustria Sicilia: “La mafia si è alimentata anche dall’Autonomia. Prima della nostra svolta legalitaria esistevano aziende troppo politicizzate o legate alla mafia. Aziende che nascevano e morivano nel giro di pochi anni. Li’ nasce il nostro codice etico. Per far capire che la nostra non era un’antimafia parolaia, abbiamo varato un altro codice etico: tutti gli esponenti di Confindustria non si possono candidare nell’arco di tre anni. Perchè chi si schiera non è più imprenditore”.

18.45 Dura la requisitoria di Giuseppe Sottile: “Dietro e sotto la retorica dell’antimafia si sono coltivati vecchi clientelismi e vecchie regole”


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