CATANIA – Per accaparrarsi un funerale sarebbero stati capaci di tutto. Anche di far sparire il talloncino da un feto morto. E per fare un po’ di soldi avrebbero anche rubato i gioielli lasciati dai parenti sulle salme da seppellire. L’anno scorso i carabinieri di Caltagirone avevano documentato una serie di illeciti collegati all’ospedale di Caltagirone, precisamente all’obitorio. L’operazione, denominata Requiem, aveva scoperchiato un sistema che vedeva purtroppo anche il coinvolgimento di operatori sanitari che avrebbero segnalato i decessi. I militari hanno piazzato cimici e telecamere. Alcune riprese sono immediatamente apparse schiaccianti agli inquirenti.
Molti degli imputati, accusati a vario titolo di illecita concorrenza, violazioni di sepolcro, furti, sono stati condannati nel processo abbreviato. La gup Carla Caponcello ha condannato Alberto Agnello a 2 anni, Filippo Camilleri a 1 anno e 8 mesi, Massimo Gulizia a 2 anni, Raffaele Sciacca a 1 anno e 2 mesi, Roberto Arcolina a 4 mesi e 200 euro di multa (riconosciute le attenuanti generiche), Vito Pappalardo a 2 anni. Per tutti il gup ha disposto la sospensione dell’esecuzione della pena. Gli imputati sono stati condannati al risarcimento del danno in favore delle parti civili. Tra 90 giorni il giudice per le udienze preliminari di Caltagirone depositerà le motivazioni della sentenza. “Sicuramente impugneremo”, commenta l’avvocato Pia Giardinelli, difensore di Alberto Agnello e Raffaele Sciacca. Pena patteggiata a due anni e mezzo per Davide Annaloro. Gli altri imputati sono stati rinviati a giudizio e affronteranno il processo davanti al Tribunale il prossimo autunno.