Caltanissetta, depistaggio Borsellino: esclusioni fra le parti civili

Depistaggio Borsellino, esclusioni eccellenti fra le parti civili

"Presidenza del Consiglio responsabile civile"

PALERMO – Al processo bis sul depistaggio Borsellino ci sono esclusioni eccellenti fra le parti civili. Respinta per un vizio formale la richiesta dei parenti di chi è morto in via D’Amelio e di chi è stato condannato ingiustamente sulla base delle bugie del falso pentito Vincenzo Scarantino.

E qualora i poliziotti venissero condannati anche il ministero dell’Interno e la presidenza del Consiglio dei ministri – non è una novità – saranno chiamati a rispondere per il risarcimento dei danni. Lo ha deciso il giudice dell’udienza preliminare di Caltanissetta David Salvucci.

Gli imputati

Gli imputato sono quattro poliziotti palermitani: Maurizio Zerilli, Giuseppe Di Gangi, Vincenzo Maniscaldi e Angelo Tedesco. Facevano parte del Gruppo “Falcone-Borsellino” che indagò sulle stragi del ’92. Sono stati convocati durante il processo che ha visto imputati l’ex dirigente Mario Bò, gli ex ispettori Fabrizio Mattei e Michele Ribaudo (il reato di calunnia aggravata è stato dichiarato prescritto).

Le loro deposizioni non hanno convinto. Troppi non ricordo che, secondo l’accusa, non sono giustificabili con il trascorrere del tempo.

Il vizio formale

Le nuove regole per la costituzione di parte civile prevedono che la domanda “deve contenere, a pena di inammissibilità, l’esposizione delle ragioni che giustificano la domanda agli effetti civili”. Non hanno rispettato tale requisito le richieste di diversi parenti delle vittime, fra cui Salvatore Borsellino, fratello del magistrato ucciso in via D’Amelio.

Gli innocenti e il falso pentito

Esclusi anche i condannati ingiustamente sulla base delle bugie di Scarantino: Salvatore Candura, Giuseppe La Mattina, Gaetano Scotto. Il giudice sottolinea che le dichiarazioni dei poliziotti sono successive al processo di revisione che si è concluso con l’assoluzione.

Ammessa la costituzione della presidenza del Consiglio dei ministri e dei ministeri dell’Interno e della Giustizia. Gli stessi ministeri in caso di condanna dovrebbero pagare i danni. Secondo i pm di Catanissetta, non avrebbero vigilato sull’operato dei poliziotti e dei servizi segreti sul cui operato tante ombre sono emerse durante la stagione delle stragi di mafia.


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