“Sembrava – continua il documento – che si fosse arrivati ad un positivo accordo quando abbiamo accettato una proposta avanzata dalla stessa Confindustria, alla presenza e con l’assenso di quasi tutti i consiglieri camerali. Purtroppo, a poche ore di distanza, non sappiano se per interventi esterni od altro, l’improvviso voltafaccia di Confindustria ci ha costretto a presentare le dimissioni, come gesto di protesta verso un sistema di potere che vantando rapporti ad ogni livello pretenderebbe di decidere su tutto”.
Invoca l’intervento del governo regionale Riccardo Galimberti, presidente di Confcommercio Catania: “Ci auspichiamo – ha dichiarato – che venga applicata la norma di salvaguardia dello statuto camerale e procedere a rinnovate procedure elettive con la nuova legislazione più snella e veloce. Vedremo quindi come l’assessore regionale alle Attività produttive, Linda Vancheri, da una posizione di terzietà e nell’interesse di tutte le categorie produttive, sancirà il principio di diritto, fermo restando che il precedente ragusano non potrà permettere che si applichino due pesi e due misure. Ci confronteremo con tutte le forze politiche affinché vengano rispettati questi principi, in caso contrario – conclude – ne faremo un caso nazionale”.
Passa al contrattacco Confindustria. Per Domenico Bonaccorsi di Reburdone le dimissioni dei dodici consiglieri sono da derubricare a “gesto grave, prevedibile e sicuramente pretestuoso”. Parla, invece, di iniziativa inutile Salvatore Bonura, presidente della Sac: “Lo norme sono chiare. Il consiglio non decade. Ai dimissionari subentreranno dei sostituti. Sbaglia pura – continua – chi evoca il caso della Camera di commercio di Ragusa, quello è una caso non assimilabile a quello catanese”. Luciano Ventura, Confcooperative, preferisce parlare di “atteggiamento antidemocratico di Confcommercio, che porterà la Camera a continui commissariamenti”.
Annuncia addirittura un esposto in Procura Carmelo Micalizzi della Federazione armatori siciliani: “Bisogna fare luce su queste dimissioni. Le ritengo illegali. Sono state firmate in bianco. Pietro Agen le aveva giù annunciate tempo addietro, come fossero una minaccia. E’ inaccettabile”.
Entra nel dibattito in corso anche il Codacons. Riferisce il presidente regionale Giovanni Petrone: “Avevamo prospettato la soluzione della terza forza indipendente attraverso la candidatura del Segretario Nazionale Francesco Tanasi, ma evidentemente non è stata ritenuta una soluzione adeguata perché avrebbe costituito una rottura rispetto agli scambi di potere e poltrone per cui meglio andare via tutti. La città e la provincia – aggiunge Petrone – invece delle risposte che lecitamente si attendono hanno avuto l’ennesimo schiaffo da parte di chi dovrebbe rappresentarle dal punto di vista economico e produttivo. Una vergogna con un epilogo che offre un’immagine di profonda decadenza”.