Alcuni documenti trovati nel primo covo di Matteo Messina Denaro spostano le indagini all’estero. Dalla miniera di informazione contenute nella casa di via Cb31 (oggi vicolo San Vitio), scandagliate dagli investigatori, salterebbero fuori piste estere. Probabilmente Inghilterra e Sudamerica.
Tra libri di storia e filosofia (c’è anche una biografia di Putin) sono spuntati dei documenti di viaggio. Sarebbero intestati ad Andrea Bonafede, l’uomo che ha dato la sua identità al mafioso. Sono del vero Bonafede oppure del latitante?
Nel passato del padrino di Castelvetrano ci sono forti legami con l’estero, in particolare il Venezuela. Una fonte riservata raccontò una trasferta del 2003. Messina Denaro era sbarcato all’aeroporto di Catia La Mar, cittadina a venti chilometri da Caracas. Aveva prima fatto scalo a Parigi e Amsterdam. Ad accompagnarlo in Venezuela c’era un’affascinante donna. Ci sarebbe stato un pranzo al ristorante Villa Etrusca di Valencia, terza città più grande del Venezuela. Al tavolo di Matteo Messina Denaro erano seduti il riberese Francesco Termine e Vincenzo Spezia, di Campobello di Mazara, uomini del narcotraffico che sarebbero stati successivamente arrestati.
Spezia, scarcerato nell’estate del 2019 dopo aver scontato una condanna a 21 anni per droga e mafia, finì di nuovo sotto intercettazione per il suo legame con Messina Denaro. Riascoltando alcune registrazioni vennero fuori delle terribili storie di abusi sessuali su tre bambini: due maschietti di 9 anni e una bambina più piccola. Nei mesi scontri la condanna a 10 anni.
Ci vorrà tempo per studiare ogni dettaglio della documentazione trovata nel covo, fra lettere d’amore, riflessioni esistenziali, contabilità di soldi in entrata e in uscita, scontrini e ora pure documenti di viaggio.