Canile, a maggio il via ai lavori | Proteste degli animalisti - Live Sicilia

Canile, a maggio il via ai lavori | Proteste degli animalisti

Un attivista delle associazioni animaliste durante il sit in davanti a Palazzo delle Aquile

Il cantiere sarà aperto per un anno e mezzo.

PALERMO – Partono i lavori al canile di via Tiro a segno: nel giro di un paio di settimane, smaltito interamente l’iter burocratico, la ditta che nel 2012 si è aggiudicata l’appalto di due milioni di euro per la ristrutturazione e variazione in presidio sanitario del canile, potrebbe aprire ufficialmente i cantieri. “Riusciremo finalmente a far partire questi lavori, il canile è vuoto – dice Gabriele Marchese, dirigente dell’Area innovazione tecnologica, comunicazione, sport e ambiente, incaricato dal comune di gestire il canile in questa fase di transizione – e nessuno potrà permettersi di far entrare altri cani, non tollereremo nessun’altra pressione da parte degli animalisti, nessun altro motivo di discussione potrà farci tornare indietro”. I lavori da contratto dureranno un anno e mezzo e dovrebbero restituire alla città un presidio sanitario all’avanguardia per la cura e il trattamento dei cani randagi. Lo spazio infuturo però non potrà più essere utilizzato per il ricovero dei cani della città. “Si chiude finalmente una vicenda – sottolinea il sindaco Leoluca Orlando – che si era protratta per troppo tempo e di cui sono stati prime vittime gli animali ospitati in condizioni non adatte. Con questo intervento e con quelli programmati per la creazione di un nuovo canile-rifugio intercomunale e di un cimitero per gli animali d’affezione, si avvia a completamento un percorso che vede nel rispetto degli animali il proprio fulcro.”

Dall’altro lato della barricata gli attivisti delle associazioni animaliste palermitane però non mollano la presa, stamattina si sono dati appuntamento davanti a Palazzo delle Aquile per protestare ancora contro l’atteggiamento del sindaco Leoluca Orlando e quello del dirigente Marchese. Alla base dell’agitazione la completa esclusione delle associazioni dai tavoli tecnici sul canile e sul futuro dei cani: “Gabriele Marchese con il suo fare abusa del suo ufficio – accusa l’attivista Laura Girgenti –. Perché il sindaco non viene a parlare con noi?”. Inoltre rimane al centro della polemica il destino di quei circa trenta cani che, dopo regolare richiesta, erano stati affidati all’associazione di Augusta Aivac di Antonio Capizzi, compagno di Chiara Notaristefano, nota alle cronache per le denunce a suo carico per maltrattamento di animali quando gestiva il rifugio “Mamma Chiara”. Dopo la forte protesta di fine marzo in cui gli animalisti, presidiando i cancelli di via Tiro a segno, avevano di fatto impedito il trasferimento dei cani ad Augusta, tutte le associazioni, anche a causa della circolazione di “falsi” documenti a quanto si apprende dal dirigente Gabriele Marchese, avevano creduto fortemente che per evitare polemiche e tensioni, l’accordo fra Capizzi e il Comune si fosse sciolto, ma così non è stato.

A scoprirlo Barbara Sgroia, animalista genovese che proprio in queste settimane ha provato a prendere in affidamento senza incentivo economico un pitbull attualmente in stallo all’ex mattatoio di Palermo, uno dei cani però che in linea teorica sarebbe dovuto andare nella struttura dell’Aivac. “Il dottor Marchese dopo aver ricevuto la mia richiesta scritta mi ha risposto che avrei dovuto chiedere ad Antonio Capizzi, visto che il cane è di sua competenza – racconta la ragazza genovese –. Da lì ho avuto la conferma che quei cani sono ancora formalmente affidati a Capizzi e alla Notaristefano. Io successivamente ho provato a convincere Capizzi a cedermi il cane, ma non ha voluto assolutamente. La risposta finale è stata che lo stallo nuoce alla salute psicofisica dell’animale. Io sinceramente credo che soffra molto di più rimanendo chiuso in una piccola gabbia”. La storia di Barbara Sgroia, diffusa poi sui social network, ha provocato un botta e risposta, tra il responsabile dell’Aivac, Gabriele Marchese e gli animalisti palermitani, dai toni molto accesi, affermazioni che hanno reso di fatto impossibile qualsiasi tipo di dialogo costruttivo. La conferma che i circa trenta cani siano ancora formalmente e burocraticamente affidati ad Antonio Capizzi arriva direttamente dal dirigente Marchese: “Per quanto mi riguarda i cani sono da affidare a Capizzi, oggi vengono tenuti in maniera illegittima ancora nei locali dell’ex Mattatoio. Dopo quello che è successo a fine marzo però stiamo aspettando un po’, non sappiamo davvero cosa sia in grado di combinare questa gente”. La parola adesso passa alla magistratura: sia le numerose associazioni animaliste che il Comune di Palermo si sono affidati ai tribunali per stabilire da quale parte stia la ragione, mente centinaia di cani aspettano di trovare pace.

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