Caos, scippi, denunce e allarmi | Chi si preoccupa di Lampedusa? - Live Sicilia

Caos, scippi, denunce e allarmi | Chi si preoccupa di Lampedusa?

Oggi è un giorno di fibrillazione. Ecco perché. Ma qualcuno ha a cuore la sorte degli isolani?

Le polemiche
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PALERMO- Lampedusa luogo polemista dell’anima, suo malgrado. Lampedusa simbolo di contrapposte visioni del mondo dell’irrealtà, tra l’accoglieteli tutti e i porti chiusi. Lampedusa metafora, libro aperto e terreno di scontro ideologico per coloro che non la abitano.

Già, ma come si sta davvero a Lampedusa? Conterà qualcosa anche la vita delle persone in carne e ossa, seppure immerse nella mutevole e cangiante trasparenza di un significato?

Oggi sembra un giorno di fibrillazione, per esempio. Di agenzie e cronache che danno concretezza all’inquietudine, a un malessere che non appare episodico.

Comincia il sindaco, Totò Martello, citato dall’Ansa: “Per comprendere qual è il livello di attenzione di questo governo nei confronti di Lampedusa, basta dire che la macchina per rilevare le impronte digitali all’interno del centro d’accoglienza è guasta. Senza strumenti non si può garantire nulla. Questa notte un furgone della polizia, parcheggiato in strada, ha preso fuoco. Siamo abbandonati a noi stessi e temo che questa sia una scelta ben precisa, così si crea il caos e poi si scarica la colpa su di noi”.

Arriva la replica: “Nessun dubbio, è stato un incendio accidentale – chiarisce il questore Rosa Maria Iraci -. Nessun caos sull’isola”.

Pausa. Ulteriore lancio Ansa: “Una turista di 45 anni, residente a Torino, è stata scippata del telefono cellulare che teneva in mano mentre camminava sul lungomare Luigi Rizzo di Lampedusa. Dopo circa 3 ore i carabinieri, anche grazie a un identikit, hanno rintracciato un tunisino di 19 anni che aveva con sé lo smartphone. L’immigrato – arrivato nei giorni scorsi con un barchino e ospite dell’hotspot – è stato denunciato alla Procura di Agrigento per furto con strappo. Da qualche giorno a Lampedusa vengono segnalati tunisini ubriachi che infastidiscono isolani e turisti”. Che cita a seguire, una dichiarazione: “’E’ risaputo che i tunisini a Lampedusa non possono rimanere per giorni e giorni, perché commettono atti di violenza e delinquono – lo dice il segretario del locale circolo Pd dell’isola, Peppino Palmeri -. Cosa si aspetta per trasferirli? Lo chiedo – aggiunge Palmeri – alle istituzioni locali e al signor prefetto di Agrigento'”.

E figuratevi se Matteo Salvini rifiutava l’assist. Pure lui, poco dopo, irrompe nel circuito: “‘Segretario del Pd locale: ‘È risaputo che a Lampedusa i tunisini delinquono…’ ‘Cosa ne penseranno i ministri del nuovo governo Pd-5 Stelle? Porti aperti per tutti?’. Così su facebook il ministro dell’Interno Matteo Salvini”. Appunto.

E già la questione vera è stata sottratta al suo proprio luogo, alle esigenze della comunità, alle sue difficoltà, alla vita di questi isolani a cui viene chiesto di rappresentarsi come nel set cinematografico di un conflitto, come se tutto fosse un prodotto pensato per alimentare una sorgente di botte e risposte. Ma, intanto, chi accudirà la gente che vive lì? Chi si preoccuperà mai di Lampedusa, in quanto, semplicemente, Lampedusa?


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