ROMA – “L’inchiesta romana Mondo di Mezzo condotta dal procuratore Giuseppe Pignatone getta ombre inquietanti sulla gestione dell’emergenza immigrazione e del sistema dell’accoglienza e in particolare desta preoccupazione il coinvolgimento dell’esperto del Consorzio Calatino Terra di Accoglienza, che gestisce il Cara di Mineo: è necessario che il ministro Alfano faccia immediatamente chiarezza sul sistema degli appalti e sulla gestione dei fondi”. Lo affermano i parlamentari nazionali del Partito Democratico Giuseppe Berretta, Giovanni Burtone e Luisa Albanella che hanno sottoscritto una interrogazione urgente al Ministero dell’Interno che vede come primo firmatario Khalid Chaouki (PD). “In attesa che con il proseguimento delle indagini, che auspichiamo il più rapido ed efficace possibile, si chiariscano fino in fondo le responsabilità individuali di chi ha avuto parte in una gestione affaristico-criminale che ha recato un incalcolabile danno all’intera collettività – si legge nell’interrogazione – alcuni dettagli pongono interrogativi inquietanti sui rapporti privilegiati e sulle relazioni che alcuni degli arrestati avrebbero avuto con organi o uffici del Ministero dell’Interno”.
Nella richiesta di chiarimenti al ministro Alfano il riferimento è “alla gestione dei Centri di accoglienza per i richiedenti asilo e più in generale alle attività connesse alla gestione dei flussi migratori, che come è noto negli ultimi anni hanno assunto proporzioni decisamente rilevanti”. In particolare, nell’atto sottoscritto dai deputati dei Democratici si cita il coinvolgimento di Luca Odevaine, coinvolto nell’inchiesta romana, che “era contestualmente membro del Tavolo di coordinamento nazionale sull’immigrazione presso il Ministero dell’Interno ed esperto del presidente del Consiglio di amministrazione per il Consorzio ‘Calatino Terra d’Accoglienza’, ente che soprintende alla gestione del Cara di Mineo – si legge ancora nell’interrogazione – Proprio in virtù di questo duplice ruolo avrebbe ammesso di essere stato in grado di orientare il flusso degli appalti nel sistema dell’emergenza immigrati”.
“In attesa che venga fatta chiarezza nei dettagli sul complesso quadro indiziario fin qui emerso, destano preoccupazione alcune rilevanti dichiarazioni che sembrano coinvolgere direttamente persone interne al Ministero dell’Interno” spiegano ancora i deputati del PD, che sottolineano inoltre come la Camera dei Deputati sia già intervenuta “con l’istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sui centri di trattenimento e di accoglienza per gli immigrati e con l’approvazione di due mozioni e di una risoluzione che aveva impegnato il Governo a intervenire sui Cie”.
Ora, alla luce dell’inchiesta romana, con l’interrogazione si chiede al ministro Alfano di chiarire “quali siano i criteri di assegnazione degli appalti riguardanti la gestione dei Cie, dei Cara e dei Centri di Accoglienza e se e quali verifiche amministrative vengano compiute sui soggetti vincitori degli appalti e sull’utilizzo dei fondi, una volta assegnati, nonché quali iniziative urgenti intenda adottare al fine di garantire la massima pubblicità e trasparenza dell’azione amministrativa e dell’operato delle stazioni appaltanti”.
Prende posizione anche il Pd cittadino. L’arresto di Luca Odevaine, consulente e dipendente part-time del Cara di Mineo, proietta ombre inquietanti anche sulla gestione della struttura di accoglienza della provincia etnea. E’ difficile non pensare che le dinamiche e gli intrecci tra affari, mafia e politica, venute alla luce nell’inchiesta romana, non siano stati riprodotti anche qui”. Lo dichiara Enzo Napoli, segretario provinciale PD Catania. “Anche la sola ipotesi che si possa speculare sul disagio e la disperazione di migliaia di persone provoca indignazione e riprovazione – aggiunge il segretario provinciale – Per questo il PD etneo chiede alla magistratura di vagliare molto attentamente non solo la corrispondenza tra le somme impiegate ed i servizi effettivamente prodotti, ma anche i criteri adottati per la selezione e le assunzioni del personale impiegato”.
“La quantità di risorse e l’alto numero di impiegati, destinati ad offrire condizioni dignitose ai profughi – sottolinea Enzo Napoli – potrebbero aver generato fenomeni di corruzione e condizionamento della politica e delle istituzioni locali, tali da determinare una vera e propria lobby, capace di alterare non solo la normale dialettica democratica, ma anche una degenerazione preoccupante del tessuto economico e sociale”. “Per quanto ci riguarda – conclude Napoli – non siamo disposti a fare sconti a nessuno e saremo, anzi rigorosissimi con chiunque abbia approfittato in qualsiasi modo del dramma dell’immigrazione”.