C’è una tentazione da evitare: quella di archiviare gli scontri a Palermo, in calce al comizio di Giorgia Meloni, con una alzata di spalle. Ci sono le elezioni ed è logico che il ritmo della comunicazione sia interessato dalle rispettive propagande. Ma la cronaca offre il resoconto dei tempi e diverse interpretazioni per farsi un’idea. Ed è sempre bene avere un giornalista, cioè un professionista dell’informazione sul campo, all’onesta ricerca della realtà.
Giorgia Meloni ha stigmatizzato l’accaduto via social: “Pd imbarazzante. Oggi se la prende col Ministro degli Interni del suo governo perché la Polizia ha fermato i violenti dei centri sociali che volevano impedire nostro comizio”.
Non è quello che abbiamo visto. Non è quello che è stato raccontato. Tutte le cronache dell’accaduto riferiscono della presenza di alcuni manifestanti molto giovani, sicuramente intransigenti e poco disposti al confronto, ma disarmati e verosimilmente incapaci di impedire alcunché. Se poi dovesse emergere qualcosa di diverso…
Le immagini disponibili non mostrano assalti, né rivolte di piazza. Sottolineano, semmai, momenti di tensione in cui è volata qualche manganellata. Una giornalista di ‘Repubblica’ è stata coinvolta, suo malgrado, nel parapiglia. Tuttavia, a parte il (deprecabile) lancio unico di qualcosa, non pare di potere dire che quella di ieri sera fosse una manifestazione di violenti e facinorosi.
Ecco perché, cara Meloni, forse lei dovrebbe riflettere sul suo giudizio, oppure renderci edotti di episodi ignoti, francamente, sfuggiti, per un supplemento di indagine giornalistica. Chi ha ambizioni legittime di governo reclama un diritto democratico. In cambio, dovrebbe praticare il dovere dell’equilibrio nei confronti di tutti, a prescindere dall’appartenenza. (Roberto Puglisi)