Caro Lombardo, |il tempo delle danze è finito - Live Sicilia

Caro Lombardo, |il tempo delle danze è finito

Il dottor Sottile
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Da un lato Raffaele Lombardo, dall’altro lato Giuseppe Castiglione: come cane e gatto. L’uno dice di avere vinto perché Berlusconi ha voluto che all’incontro ci fossero i tre coordinatori nazionali, ma non quello regionale: Castiglione, appunto. Ma Castiglione sostiene di avere vinto lui perché Berlusconi, nel colloquio con il presidente della Regione siciliana, ha sostenuto le tesi portate avanti dalla maggioranza del Pdl siciliano e non la tesi irredentista con la quale i gruppi di minoranza vorrebbero mettere in piedi a palazzo d’Orleans un nuovo milazzismo.

Giuseppe Sottile

Giuseppe Sottile

Da un lato Angelino Alfano, dall’altro lato Gianfranco Miccichè: altro che cane e gatto. Peggio: diavolo e acqua santa. Il primo crede di avere vinto perché Berlusconi, nel colloquio dell’altra notte, ha detto chiaramente a Lombardo che bisogna recuperare lo spirito dell’alleanza con la quale, alle “regionali” dell’anno scorso, il centrodestra ha conquistato oltre il sessanta per cento dei voti. Ma neanche Miccichè scherza, e sostiene candidamente il contrario. “Berlusconi – dice – non ha chiesto l’azzeramento della giunta, come pretendevano Alfano e Castiglione, ma ha preferito limitarsi a un suggerimento: per i tre assessori ancora da nominare Lombardo farebbe bene a seguire le indicazioni degli organi statutari del Pdl”.

Vogliamo continuare con questo miserevole Novantesimo minuto? Vogliamo ancora inseguire la conta dei vincitori e dei vinti? Onestamente è un teatrino poco entusiasmante. L’unica certezza è che da quasi due mesi la Regione è priva di un governo. Tutt’attorno divampano crisi la cui portata non ha precedenti nella storia economica della Sicilia, ma nè gli imprenditori nè i lavoratori sanno dove sbattere la testa. Non c’e’ un assessore all’Agricoltura in grado di prendere un provvedimento o di assumersi una responsabilità; non c’è un assessore in grado di intervenire in quella immensa palude di spreco che è la formazione professionale e se chiedi chi e’ l’interlocutore degli operai della Fiat abbandonati da Sergio Marchionne, ti ritrovi con Marco Venturi, appena nominato assessore all’Industria, il quale sinceramente non sa da dove cominciare. “Stiamo studiando, vedremo…”.

L’unico segnale di novità è che tra le “europee” del sette giugno e i ballottaggi dell’altro ieri, il presidente della Regione ha nominato negli uffici di gabinetto degli assessorati decine di capi elettori del suo partito, il Movimento per l’Autonomia. Alcuni sono stati premiati per i tanti voti dirottati sull’Mpa. Altri risarciti per non avere raggiunto i successi che, secondo le promesse, avrebbero dovuto coronare il loro impegno.

Quando un amico dispettoso gli chiese perché mai si lamentasse tanto, il martoriato Giobbe rispose: “Sono povero d’anni e carico di malanni”. La Regione siciliana si trova, se è lecito accostare le sacre Scritture alle angustie della politichetta locale, nelle stesse condizioni: è povera di governo e carica di sottogoverno; non decide su nulla ma occupa tutti i posti disponibili. Sono queste le pietre sulle quali il governo sicilian-moralista di Raffaele Lombardo vuole costruire il nuovo meridionalismo?

Forse è arrivato il tempo di scegliere. Ogni problema lasciato a bagnomaria prima o poi imputridisce. Lombardo si decida. Se vuole andare avanti con il suo governo di minoranza, nomini a tamburo battente i tre assessori mancanti e si metta subito al lavoro: cercherà di volta in volta all’interno dell’Assemblea regionale le maggioranze necessarie per varare i singoli provvedimenti. Se crede di non potersi imbarcare in una simile avventura, lasci perdere. L’importante è calare il sipario: la danza tra Roma e Palermo comincia a diventare disgustosa. La tarantella che contrappone Miccichè ad Alfano e Schifani a Pistorio, comincia a diventare insopportabile. Il balletto di Palazzo Grazioli, con Berlusconi travestito da buon pastore e Lombardo travestito da pecorella smarrita, è diventato soltanto una finzione. Tra quelle stanze stuccate si presta ormai ascolto allo squittire malevolo e malizioso delle ragazze venute da Bari, non alle piagnonerie meridionaliste di un baffuto governatore della Sicilia.


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