PALERMO – Non è un caso isolato, ma la spia di un sistema. Nel mondo sommerso dell’economia palermitana proliferano le cosiddette “cartiere”. Sono piccole aziende, per lo più scatole vuote, avviate e tenute aperte solo ed esclusivamente con l’obiettivo di emettere fatture per operazioni inesistenti.
Spese inesistenti
I clienti non mancano. In tanti si rivolgono alle “cartiere” in modo da abbattere i costi del fisco. Come? Iscrivendo in bilancio spese inesistenti. Più si abbassa l’imponibile e meno tasse si devono pagare. Cosa ci guadagna il titolare della ‘cartiera’? Forse soldi, a sua volta girati in nero, ma di cui non c’è traccia. Dunque, resta una ipotesi finora non contestata.
L’ultimo caso è venuto a galla ieri con la richiesta gli arresti domiciliari avanzata dalla Procura della Repubblica e accolta dal giudice per le indagini preliminari Piergiorgio Morosini nei confronti di Franco Pindemonte, legale rappresentante della Team Service società cooperativa con sede a Carini. Si tratta di un’impresa di logistica e facchinaggio.
Un segnale forte dai pm
È un segnale forte quello che arriva dai pubblici ministeri che si occupano di reati contro il patrimonio, coordinati dal procuratore aggiunto Sergio Demontis: per frode fiscale e false fatturazioni si può finire in carcere o agli arresti domiciliari. Il gip ha anche disposto il sequestro preventivo di disponibilità finanziarie, beni mobili e immobili per un valore complessivo di 386.000 euro nei confronti dei rappresentanti legali di cinque società che avrebbero beneficiato delle fatture false.
Stanare i furbetti delle tasse
Gianluca Angelini, comandante del Nucleo di polizia economico-finanziaria, pur rimanendo fedele al silenzio investigativo, conferma che si tratta di “un sistema e non di un caso isolato”. Spiega che “l’utilizzo delle fatture per operazioni inesistenti è uno dei metodi più diffusi per le frodi fiscali. Molto dipende dal tessuto economico cittadino, fatto di piccole e medie imprese. Ciò che serve è lanciare un messaggio chiaro: chi non paga le tasse fa un danno all’intera collettività – siamo tutti noi a pagare il conto – e commette dei reati gravi suscettibili di ordinanza di custodia cautelare”.
“Evasore totale”
Pindemonte ci ha messo del suo per farsi scoprire. Non ha presentato, infatti, le dichiarazioni per gli anni d’imposta 2014, 2015, 2016, 2017. Agli occhi dei finanzieri, dunque, si presentava come un “evasore totale”. L’alert è arrivato dall’Agenzia delle Entrate grazie a un sistema che si interfaccia con la banca dati della guardia di finanza.
Una scatola vuota
La Team Service, costituita nel 2009, con sede a Carini in via De Spuches, apparentemente si presentava come un’azienda in attivo. Andando a fondo, però, i finanzieri si sono accorti che non disponeva di un proprio conto corrente bancario, automezzi e neppure di personale. Due soli assunti: uno vi ha lavorato per tre ore al giorno, sabato e festivi esclusi, e l’altro sporadicamente per le pulizie. Insomma, una sorta di scatola vuota.
Oltre 500 fatture ai raggi X
Eppure dal 2015 al 2018 la Team Service ha emesso circa 500 fatture per servizi di logistica e facchinaggio che presuppongono un impiego di uomini e risorse. Da qui la convinzione dei pubblici ministeri che si tratti di una “cartiera” creata ad hoc per emettere false fatture nella convinzione di essere sottoposta zero rischi anche perché non dispone di beni aggredibili.
Anche i clienti nei guai
La fase successiva è stata lo screening dei clienti della Team Service. In particolare, le fatture sono state emesse in favore della Autotrasporti Lannino di Lannino Francesco, A&C Best Company trasporti di Chinnici e Assisi G.B, LDM srl, La Nuova Sicilia sas, e la Gio Trasporti srl. Non c’è voluto molto per scoprire che a fronte delle fatture in entrata non risultavano pagamenti nell’immediatezza dell’emissione e nel periodo successivo. La Team Service non è stata pagata, ma non ha attivato il recupero crediti. Non c’erano neppure documenti che comprovassero i rapporti di lavoro, come le bolle che accompagnano la merce in fase di consegna.
I precedenti penali
Pindemonte non è nuovo a queste ipotesi di reato. Nel suo passato ci sono precedenti penali per omessa dichiarazione di imposta, occultamento o distruzione di documenti contabili, dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture false. Tutti fatti commessi fra il 2011 e il 2013. Sono reati che gli sono costati condanne definitive. “In altri termini – scrive oggi il giudice per le indagini preliminari – Pindemonte ha continuato senza dimostrare alcuna remora per il rischio le conseguenze a cui si esponeva a perpetrare e gravi violazioni di natura finanziaria e tributaria ponendosi con la sua cartiera come pilastro di un articolato sistema votato a favorire l’evasione fiscale di una gamma di società clienti”.