PALERMO – C’è un’aria tesa tra i protagonisti della vicenda che riguarda Giuseppe Ferdico, il re dei detersivi il cui patrimonio è sotto amministrazione giudizaria dal 28 luglio dello scorso anno. Da un lato la famiglia dell’imprenditore protesta per l’impossibilità di non poter mettere piede in azienda, dall’altro l’amministratore giudiziario ribadisce il suo ruolo e la prosecuzione dell’attività volta a salvare sia i negozi che i lavoratori. Vittorio Ferdico, figlio dell’imprenditore, ha contattato la redazione di LiveSicilia e parla del rischio di ulteriori chiusure, dopo quelle del centro commerciale di Carini e di Tommaso Natale:
“Se avessimo la possibilità di essere presenti nei negozi – dice – non accadrebbe tutto questo. Noi chiediamo di potere entrare nei nostri esercizi commerciali, pur con la presenza degli amministratori giudiziari. Potrebbero controllarci ugualmente o monitorarci, ma l’importante sarebbe potere ancora gestire le attività di nostro padre e avere un rapporto diretto coi dipendenti, che stanno pagando le conseguenze di tutta questa vicenda”.
L’impero economico di Giuseppe Ferdico è stato sequestrato nell’estate dello scorso anno dalla sezione per le Misure di prevenzione del Tribunale di Palermo che ha affidato ad un amministratore giudiziario le società Ferdico & C, Ferdico srl, Gv, G&O supermercati, 3Effe, Sole e Fe.Da. In tutto dodici punti vendita di detersivi e supermercati, oltre una dozzina di terreni e appartamenti, per un valore stimato di 450 milioni di euro.
“Prima del sequestro avevamo trecentocinquanta dipendenti – spiega il figlio Vittorio – ma continuando così diminuiranno. Probabilmente gli amministratori attuali non sono abbastanza presenti e credo anche che non ci sia una buona atmosfera. Sono venuto a conoscenza di diverse tensioni, di paure che nascono anche da semplici commenti agli articoli che appaiono sui giornali: gli amministratori consigliano ai dipendenti di non sbilanciarsi ed anche di non partecipare alla manifestazione pacifica che la mia famiglia sta organizzando per il 13 giugno davanti al Tribunale di Palermo, quando il giudice deciderà su come procedere”.
Ma è proprio l’amministratore giudiziario, Luigi Miserendino, a parlare di “un momento molto delicato. Soprattutto in base alle scelte che stiamo adottando per garantire il futuro dell’azienda. Si tratta di questioni particolarmente spigolose – dice – che non possiamo negare, la famiglia Ferdico sta ostacolando. Ritengo superflui tutti questi interventi sulla stampa – dice Miserendino – e ogni tentativo di rendere più complicato il nostro lavoro, compreso quello di aizzare gli impiegati contro di noi, perché si tratta di un atteggiamento che non ci aiuta e che ostruisce il nostro tentativo di garantire il lavoro ai dipendenti e la sopravvivenza dell’azienda stessa, che abbiamo trovato in condizioni disperate.
Inoltre – aggiunge Miserendino – ci tengo a precisare che il centro di Tommaso Natale continuerà la sua attività. Lo farà con modalità diverse e dopo gli interventi di ristrutturazione, manutenzione e messa a norma che sono risultati essere necessari in base alle ispezioni effettuate. Gli impiegati al momento in mobilità saranno dunque tutti riassunti. La nostra attività – prosegue – è andata avanti nonostante i furti e i tentativi di condizionamento che abbiamo subìto: momenti complicati dai quali comunque siamo usciti.
Per quanto riguarda i commenti agli articoli apparsi sul giornale, ribadisco che nessuno sarebbe in grado di riconoscere chi dei dipendenti sia intervenuto, poiché anonimi e che, in ogni caso, ogni tentativo di condizionamento cadrà nel vuoto perché è tutto al vaglio della Magistratura: la famiglia Ferdico – conclude l’amministratore giudiziario – deve solo attendere che la Giustizia faccia il suo corso e non ostacolare il nostro lavoro mettendoci gli impiegati contro”.
In mattinata i vigili hanno rimosso uno striscione in viale Lazio. C’era scritto: “Archiviate Ferdico”.