CATANIA. “U Catania acchiana ast’annu?”. E’ la domanda dalla quale non si può sfuggire. Quantomeno sta alla pari di “Cu acchiana ppi sinnicu?”.
E’ un brivido antico. Quasi un inganno di felicità, sapere che “u Catania”, il Catania, torna in campo a giocarsi qualcosa che ha a che fare con una promozione. Non è attesa e non è ansia. Forse non è nemmeno strettamente calcio. E’, invece, voglia di mettersi alle spalle una Serie C che con questa piazza non c’entra affatto. Non c’entra proprio nulla. E’ il desiderio spasmodico di poter prendere un treno che porti in fretta al binario B.
Alle 20.30 nel catino da appena 2364 posti di Salò scattano, per i rossoazzurri, i quarti dei play off. Scordatevi la lusinghiera stagione appena vissuta finora: l’appendice al campionato che può portare al paradiso oppure spalancare le porte degli inferi, è tutta un’altra storia. Si azzera tutto e si ricomincia daccapo. Non esiste una squadra di metà classifica o una corazzata dei quartieri alti: esiste chi indovina andata e ritorno. Chi cura ogni minimo dettaglio. Chi è pronto a non farsi sfuggire una pacca dalla dea bendata.
A Catania attraversiamo le nostre giornate come difficili e lenti passaggi dietro le linee di trincee nemiche. Quasi ci sentissimo minacciati da qualunque cosa. Dal traffico, all’ambulante appostato che vuole lavarci il vetro; dalla perenne e salvifica liscìa nell’affrontare tutto, all’automobilista di fianco (collega di clacson) col quale ci si lancia uno sguardo in cagnesco. Ma oggi no. Oggi non sarà così. Oggi siamo uniti nell’obiettivo: quello di spingere una città verso un riscatto atteso da tempo.
Sembra un rito. E forse lo è davvero. Ogni generazione lo percorre a modo suo, con i suoi miti, con le sue date (come quella di oggi) segnate in rosso. Del resto, è vero, il treno della memoria cambia sostanza e forma negli occhi di chi guarda.
E quella di oggi, dopo anni di delusioni e di umilianti vicende extracampo, segna in un modo o nell’altro l’inizio di una speranza che sboccia per spazzare via un inverno calcistico che vuole divenire primavera.
La Feralpi Salò non è il Real Madrid, certo. Ma che vuol dire? Per tutto quello che il Catania ha passato negli ultimi anni, potrebbe pure esserlo e non cambierebbe niente. Perché alla Serie B ci si vuole arrivare, costi quel che costi. Nel cuore dei tifosi sinceri c’è la speranza di arrivare fino alla fine: alla finale play off di Pescara del 17 giugno per la quale non sarebbe difficile prevedere un esodo senza precedenti parecchio simile a quello romano degli spareggi per la A del 1983. Ma non vogliamo richiamare al sacrilegio per l’accostamento.
Semmai, pazienza se in cielo ogni tanto si vede volare qualche gufo. Fa parte del gioco. Lo sa anche mister Lucarelli che da stasera ha ancora più responsabilità addosso.
“E’ solo calcio”, direbbe qualcuno. Ma in verità non “è solo calcio”. E’ decisamente voglia di un riscatto che riguarda tante più cose. Ecco perché sono giorni, anche di calcio, ma che racchiudono esperienze e persino pezzi di vita che non cambieremmo mai con nient’altro.
Il video #Amuninnicatania è realizzato da You Spin Me Around. Soggetto Federico Lo Giudice, regia Ence Fedele.