CATANIA – Hanno vinto una gara d’appalto sei anni fa ma ancora non lavorano: è quanto denunciano due cooperative sociali in una lettera inviata all’assessore alla Salute Ruggero Razza, invitandolo a “rispettare le norme che disciplinano gli appalti pubblici”. Al centro della denuncia delle associazioni i decreti per l’assistenza domiciliare pubblicati venerdì scorso nella Gazzetta ufficiale della Regione Sicilia.
I concorsi e le sospensioni
La vicenda è ricostruita nella lettera che i presidenti delle cooperative sociali Astrea e Terzo Settore hanno inviato a Razza. Nel 2015 il consorzio Sisifo, di cui fanno parte le due cooperative, partecipò alla gara d’appalto per fornire servizi Adi, assistenza domiciliare integrata, all’Asp di Catania. Dopo diversi anni di ricorsi e stop burocratici il Tar decretò l’aggiudicazione definitiva della gara nel gennaio del 2020, ma da allora non c’è stata nessuna firma di accordi tra le Asp e le cooperative sociali.
L’iter, denunciano le coop, è stato sospeso da una circolare del giugno 2019 con cui l’assessore alla salute Razza, annunciando l’avvio del percorso per accreditare le strutture che forniscono assistenza domiciliare, aveva di fatto impedito alle Asp di portare avanti le procedure già in corso, bloccando i concorsi o l’iter di perfezionamento degli accordi. Chi aveva già vinto delle gare di appalto, in altre parole, si è trovato la strada sbarrata dalla circolare dell’assessore, che in attesa di fare partire il processo di accreditamento ha fermato anche i concorsi già fatti. E ha prorogato, al tempo stesso, i rapporti esistenti in quel momento tra Asp e fornitori di servizi di assistenza domiciliare, che in alcuni casi andavano avanti da più di dieci anni.
Lo sblocco apparente
Il blocco dei concorsi e degli iter per finalizzare gli accordi è andato avanti fino ad aprile di quest’anno, quando un’altra circolare, firmata dall’allora assessore alla Salute ad interim Nello Musumeci, cancella quella di due anni prima e permette alle Asp di procedere all’indizione di nuovi bandi o all’aggiudicazione di quelli vecchi. Il tutto, precisa la circolare di Musumeci, in attesa che vengano accreditati dei soggetti per la fornitura di servizi di assistenza domiciliare.
Dunque l’assessorato, nell’attesa di definire le procedure e i criteri per l’accreditamento, permette alle Asp di portare a conclusione l’aggiudicazione dei bandi e dunque stringere accordi per l’assistenza domiciliare. Solo che le Asp non firmano: “Appare singolare – si legge nella lettera inviata a Razza dalle cooperative Astrea e Terzo settore – che i contratti che perfezionano la titolarità giuridica del soggetto chiamato all’esecuzione dell’appalto non siano ancora stati firmati, mentre le rispettive Asp hanno inviato agli interessati Medicasa e Sisifo le procedure per il passaggio delle consegne che dovrebbe avvenire entro il primo novembre. A oggi i contratti non sono stati stipulati aggravando ulteriormente il danno erariale già causato dalla sospensione”.
Le cifre pagate oggi dalle Asp alle società che forniscono servizi Adi, sostengono infatti le cooperative nella loro lettera, sono superiori a quelle con cui le stesse cooperative hanno vinto la selezione: “La mancata stipula dei contratti aggraverebbe ulteriormente il danno già arrecato all’erario pubblico, prolungando – si legge ancora nella lettera – gli attuali contratti: uno, quello di Catania, già in essere da 14 anni e ripetutamente prorogato; l’altro, quello di Palermo, da 9 anni e anch’esso prorogato in forza dei contenziosi e della intervenuta superiore sospensiva dell’assessore”.
I decreti
Un altro freno all’accreditamento di chi ha vinto le gare arriverebbe, sostengono ancora le cooperative, dalla pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale della Regione, a fine settembre, dei decreti con cui l’assessore Razza definisce i criteri per l’accreditamento di soggetti privati erogatori di cure domiciliari. Per accedere all’accreditamento, infatti, occorrerà del tempo: “Emanati i decreti – sostengono le cooperative Astrea e Terzo settore – sarà necessario un certo lasso di tempo, un anno o due, perché il sistema entri a regime, fatti salvi i ricorsi che accompagneranno il percorso”.
Il tempo che passa è un costo per chi ha vinto l’appalto ma non può lavorare, spiegano le due cooperative sociali nella loro lettera di denuncia: “Il danno deriverebbe – si legge – sia in termini di fatturato che in termini di esperienza ai fini dell’accreditamento”.
“Qualunque provvedimento normativo – è la conclusione della lettera – non può stravolgere le norme sugli appalti né creare strumentalmente situazioni di rendita di posizione alle società private che gestiscono questo servizio, arrecando un consistente danno economico alla Regione e allo Stato”.
La replica
L’Asp di Catania è stata contattata da Livesicilia per avere una replica sulla vicenda.