CATANIA – La campagna elettorale di Maurizio Caserta parte dalla stazione Acquicella, luogo simbolo del degrado e delle potenzialità sprecate della città di Catania. L’incuria, i cocci dei vetri in frantumi fanno da sfondo a una stazione che potrebbe cambiare il volto della città e la vita di vive “nei quartieri dove il sole del Buon Dio non dà i suoi raggi”.
Le potenzialità sprecate della città di Catania
Il candidato del Fronte Progressista presenta i candidati, della lista che porta il suo nome, in corsa per uno scranno al consiglio comunale della città etnea dopo un breve comizio. “Molti di noi si sono candidati con questo simbolo dieci anni fa, volevamo riannodare i fili con quello che abbiamo fatto allora. Sono cambiate molte cose non siamo più soli, siamo più grandi sappiamo cosa è successo a Catania negli ultimi 10 anni: questa struttura abbandonata testimonia che le cose non sono cambiate”, dice Caserta.
Il docente di economia lancia una proposta per recuperare la stazione Acquicella: “farla diventare la stazione del Sud da cui partono i treni per Palermo e Siracusa, un modo per fare rivivere tutto il quartiere e quest’area della città”, spiega Caserta. Dal piano regolatore che risale al 1969 fino ai problemi della sicurezza, Caserta snocciola varie criticità da aggredire e lancia il guanto di sfida a Trantino e company.
“I conservatori che cosa vogliono conservare? Le macerie?”, si chiede sferrando un colpo di fioretto all’avversario. Poi prendono la parola i candidati al consiglio della lista “Per Catania, Caserta sindaco”: volti nuoci e protagonisti della prima avventura elettorale del docente universitario (“una compagine arcobaleno piena di persone che hanno storie e competenze diverse”, la ribattezza l’ex presidente di Arcigay Giovanni Calogero).
I candidati al consiglio
“Il programma è rimasto integro in questi dieci anni e questo deve fare pensare: le criticità di allora permangono”, dice il socialdemocratico Claudio Melchiorre. Lele Russo, dirigente di Arcigay Catania, accende i riflettori sulle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere che smentiscono la nomea di “Catania come Milano del Sud”, Filippo Tagnese denuncia le difficoltà dei disabili legate alle barriere architettoniche, l’attivista Salvo Grillo sottolinea lo stato di abbandono delle periferie.
“Questa stazione non è stata valorizzata perché è in un quartiere popolare secondo l’idea conservatrice che i servizi si garantiscono ai ricchi”, dice Grillo. L’attrice Giorgia Coco, Davide Di Paola, Giacomo Spada, Francesca Privitera (insegnante e vice presidente del Movimento equità territoriale) e Pietro Borbone (Met) gli fanno eco spiegando il valore di scendere in campo in prima persona per cambiar il volto della città. E c’è chi sottolinea che “Catania non necessita di un avvocato, ma di un economista visto lo stato di salute delle casse comunali”.