CATANIA – Bloccare la possibilità di edificare in città nelle more dell’approvazione del Piano urbanistico generale. È quanto ribadisce ancora una volta la consigliera Serena Spoto, esponente autonomista e presidente della sesta commissione permanente all’Ecologia.
La seduta di commissione
Lo ha fatto ieri mattina al direttore dell’Urbanistica, Biagio Bisignani, nella breve seduta di commissione. Convocata per discutere del futuro delle aree dell’ex Consorzio Centro direzionale di Cibali dopo le notizie del nuovo tentativo di vendere da parte dei liquidatori, ma poi riaggiornata per l’indisponibilità dei dirigenti coinvolti. Oltre Bisignani anche Marina Galeazzi, direttore del Patrimonio, chiamati contestualmente dal sindaco.
“Voglio soffermarmi sulle linee guida del Pug che noi abbiamo approvato trovato in Consiglio comunale, perché ormai è certo che la città di Catania ha una contrazione demografica importante – ha evidenziato in apertura la consigliera Spoto. E soprattutto, a pagina 131, si legge che le scelte urbanistiche dovranno essere volte alla valorizzazione dei vuoti urbani non riempendoli, ma progettando la trasformazione per farli diventare le risorse fondamentali per il funzionamento dell’intero ecosistema urbano”.
Ancora cemento?
Posizione, questa, che sembrerebbe contraddetta dalla possibilità che, all’interno delle ampie aree di Cibali, circa 16 ettari rinchiusi tra via viale Mario Rapisardi, via Chiesa, via dei Piccioni e via Piraino, possa sorgere nuovo cemento, palazzi o strutture che i rappresentanti dei cittadini hanno escluso dalla programmazione urbanistica.
“Sempre nelle stesse linee guida – ha continuato Spoto – a pagina 103, si legge che le previsioni di trasformazione urbanistica saranno connesse alle necessità abitative. Con l’obiettivo di un ridottissimo consumo del suolo, garantendo la piena utilizzazione delle risorse edilizie esistenti e sottovalutate”.
Per questo, per evitare che lo strumento urbanistico una volta approvato sia superato, che le aree libere da programmare scompaiano, la consigliera insiste sul fatto che le autorizzazioni vadano fermate. “Dobbiamo garantire, attraverso le cosiddette infrastrutture verdi, il divieto di poter ancora costruire e fare in modo che la città possa essere dotata di un grande parco. Anche per una questione di coerenza da parte dell’amministrazione – ha aggiunto: da un lato si favorisce una versione, diciamo green, con le Ztl e le piste ciclabili, e dall’altro si cerca ancora di costruire”.
La Legge regionale 19/2020, secondo la consigliera, potrebbe essere lo strumento per bloccare qualsiasi tentativo di cementificare zone libere, “per perimetrare – ha evidenziato, riportando la norma – le parti del territorio comunale nelle quali, per garantire il raggiungimento degli obiettivi del Piano che potrebbero essere compromessi dall’applicazione dalle pregresse previsioni urbanistiche, è sospeso il rilascio dei singoli titoli abilitativi a far parte della delibera di adozione del progetto preliminare e fino all’approvazione del Pug”.
L’intervento di Bisignani
Per pochi minuti, è Biagio Bisignani a rispondere alla presidente. Il direttore dell’Urbanistica ha ribadito che l’interesse dei liquidatori sarebbe quello di vendere i terreni, per evitare perdite economiche da manutenzione e controllo. Ha parlato dell’esistenza del progetto di un parco territoriale/urbano nell’area dell’ex Consorzio Cibali “approvato in conferenza di servizi 6 o 7 anni fa – ha detto.
Tra l’altro – ha aggiunto – proprio perché avevamo l’interesse a farlo diventare un grande parco, sull’area, in questo momento, vi è un interesse di vincolo della Soprintendenza sia di tipo paesaggistico, ma in alcuni casi ci sono dei beni isolati che entreranno probabilmente vincolati anche dal punto di vista monumentale o etnoantropologico.
Rispondendo poi alla richiesta di poter tutelare ciò che resta della città non costruita, impedendo nuove varianti o autorizzazioni, il direttore taglia corto. “Presidente – ha affermato -, in risposta al quesito di Serena Spoto – questo si potrà fare nel momento in cui andremo a presentare il progetto preliminare del Piano. Con le linee guida ancora non abbiamo una cogenza di attività normativa. Quando andremo ad approvare il progetto preliminare si ritiene che questo possa essere fatto fin da subito”.
“Il rischio – ha concluso Serena Spoto – è che poi non avremo più zona libere da tutelare”.