CATANIA – Le Fiamme Gialle del comando provinciale di Catania confiscano beni per 12 milioni di euro a un esponente di spicco del clan Mazzei. Si tratta di William Alfonso Cerbo. La confisca è stata disposta dal Tribunale di Catania.
Cerbo è stato arrestato nel 2014 nell’operazione Scarface, condotta dal Gico del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria della Guardia di finanza di Catania e coordinata dalla Procura. Le ipotesi di reato per cui è stato condannato sono associazione mafiosa, trasferimento fraudolento di valori, bancarotta fraudolenta e corruzione.
L’inchiesta Scarface
Le indagini hanno poi portato a ricostruire i presunti affari criminali di Cerbo. Oltre a presunte attività di estorsione, “recupero crediti” e bancarotte realizzate con metodo mafioso, avrebbe gestito attività economiche e imprenditoriali riconducibili al clan.
Avrebbe reinvestito i proventi dei reati nel circuito economico legale. Lo avrebbe fatto mediante la creazione di una galassia di imprese commerciali, associazioni sportive dilettantistiche ed enti senza scopo di lucro, intestati a prestanome, familiari e conviventi.
Sulla scorta di queste indagini, il Tribunale ha emesso sentenza, confermata in appello e divenuta irrevocabile. L’uomo è stato condannato a 7 anni ed è stata disposta la confisca, divenuta definitiva, dei beni.
Il dettaglio dei beni
Si tratta di cinque società commerciali nei settori delle costruzioni di edifici, delle immobiliari e nell’impresa turistico-balneare. Le sedi operative si trovano a Catania, Ardea (RM), Castelfranco Veneto (TV) e Palmanova (UD). Vi è poi un motoveicolo e una lussuosa villa residenzialea Catania.
Il patrimonio sarà ora affidato all’“Agenzia Nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati”. L’attività investigativa in questione si inquadra nel più ampio quadro delle azioni svolte dalla Procura di Catania e dalla Guardia di Finanza etnea.
L’obiettivo è il contrasto, sotto il profilo economico-finanziario, del riciclaggio e reimpiego nel circuito economico legale dei proventi illeciti. E questo per evitare i tentativi, sempre più pericolosi, di inquinamento del tessuto imprenditoriale e salvaguardare gli operatori economici e i cittadini onesti.