CATANIA – Molti volti dell’antimafia e dell’antiracket hanno deciso di scendere in campo in politica. Dall’impegno civile a quello politico per potere cambiare le cose. Vittime, volti dell’associazionismo, testimoni di giustizia. Sono solo alcune delle figure che troviamo nelle varie liste sia per le politiche che per le regionali. Ma al di là dei nomi, Rosario Cunsolo presidente di Libera Impresa – da anni a supporto di chi denuncia pizzo e usura a Catania e da tempo impegnato nella formazione, educazione, sensibilizzazione della cultura della legalità – ha deciso di lanciare un appello a tutti i candidati siciliani che provengono dal movimento antimafia e antiracket per unire le forze e potere condividere un documento che possa, finalmente, fare la differenza.
“Election day, una tornata elettorale piena di candidati antimafia, sarà cambiata un’epoca?”, si chiede Cunsolo. “No, penso che siano stati spinti dalle incapacità del Governo delle scorse legislature, i vecchi – argomenta il presidente di Libera Impresa – non sono stati in grado di agevolare o incentivare le denunce legate al racket, al fenomeno mafioso e corruttivo nel nostro territorio”. Cunsolo prova a decifrare i motivi di un fallimento politico. “Per carenze legislative e normative? Forse. A questo punto però – dice – parte l’armata brancaleone dove tutti hanno le loro ricette, le loro ambizioni, i loro obiettivi, le loro ragioni e nel caso verrebbero eletti, li porterebbero in Parlamento o alla Regione Siciliana”. Per il presidente serve invece una strada condivisa per poter finalmente voltare pagina. “A oggi nessuno di loro si e ancora confrontato con chi ha deciso di non candidarsi e occuparsi delle imprese che lottano tutti i giorni respirando questo sistema mafioso e oppressivo che ingessa l’economia. Nessuno di loro ha convocato gli “altri” per sottoscrivere una carta comune che contenga le istanze di chi ha trattato questa materia. Forse vogliono fare come sempre individualismo? Speriamo proprio di no – auspica Cunsolo – spero che questo appello possa permettere l’apertura di tavoli per raccogliere e sintetizzare le idee di tutti i volontari e le vittime che si occupano di questo fenomeno”.
Politica e cittadini devono tornare a dialogare. E la lotta alla mafia è un tema per il Sud che non può essere improvvisato. Il seme è stato piantato. Ora vediamo chi è disposto a coltivarlo. Il 25 settembre intanto è sempre più vicino.