CATANIA – Vietato avvicinarsi all’area degli sbarchi. Neppure se sei un giornalista e devi documentare ciò che sta accadendo. Si può riprendere solo con lo zoom da lontano. E così le uniche immagini circolate riprendono uno spiraglio tra bus, ambulanze e gazebo.
A segnalare la vicenda è il giornalista catanese Sergio Scandura di Radio Radicale. Accadrebbe per effetto di un non meglio definito “divieto”. Un caso che, questa mattina, ha trovato la ribalta della cronaca nazionale: se n’è parlato a La7. “Non è la prima volta che succede – ha dichiarato in tv – grazie al decreto della ministra Lamorgese, ogni informazione che riguarda i migranti è classificata come un segreto di Stato. Gli eventi in mare non sono classificati come eventi Sar”.
“Non si fanno più i report della Guardia Costiera. Allora è toccato fare un lavoro soprattutto di monitoraggio perché tutti i centralini sono spenti. In questi giorni la Guardia Costiera, la nostra è una delle migliori del mondo, non risponde alle nostre domande e lo faceva anche con i governi precedenti”.
A Live Sicilia, Sergio Scandura conferma tutto. “Come già accaduto altre volte, non potevamo stare lì – afferma –. Neppure le Ong possono parlare con la stampa, neppure le organizzazioni internazionali. A Catania questo problema c’è sempre, dal 2017 a oggi. E mi dispiace perché so che il prefetto di Catania è molto sensibile a questi temi”.
Il precedente: nel 2019 a Catania dopo una tragedia del mare
“Una volta nel 2019 sono stato costretto a fare un’intervista a Enzo Bianco, dopo l’approdo di una nave da cui furono portati fuori anche alcuni cadaveri. E Bianco dovette uscire fuori dall’area: ho dovuto fare l’intervista fuori dal cancello, perché neanche con il sindaco si poteva riprendere”.
Quanto avvenuto, ad ogni modo, non sarebbe un caso isolato. “A Catania c’è sempre stato questo problema, poi c’è ad Augusta, a Lampedusa e Porto Empedocle – prosegue –. Altrove, a volte, sono più tolleranti”.
“Ieri poi è stato imbarazzante. C’erano dei colleghi messi lì con lo zoom a riprendere quella porzione da cui si vedevano i migranti sulla rampa – conclude –. C’erano davanti autobus, gazebo. Alcuni migranti sono arrivati praticamente scalzi con questo caldo ad attraversare un ponte di ferro rovente. I colleghi lo sanno che denuncio da anni questo problema”.
Va evidenziato, per completezza di informazione, che altri giornalisti ritengono, invece, ragionevole la distanza tra la nave e lo spazio dov’erano i cronisti. E che, dunque, secondo loro non vi sarebbe stata alcuna limitazione al diritto di cronaca.
[Credits foto: Futura production]